lunedì 26 aprile 2010

2 Mesi - Una Montagna di cose nuove

Ieri hai compiuto i tuoi due mesi sani sani.
I nostri due mesi in quattro.
Due mesi intensi, in cui ci hai conquistato in toto.
Tu, e la tua faccetta rotondissima, (faccia da goniometro).
Tu, e il tuo profumo vellutato.
Tu, che riconosci e segui Ivan che ti passa accanto e ti sfiora con un bacio.
Tu, e i tuoi richiami, che smettono appena vieni preso in braccio.
Tu, e i tuoi primi jeans e polo, con scarpette ginniche rosse, che ti fanno sembrare un nano.
Tu, che ami il solletico e ce lo hai dimostrato con la risata piena e a singhiozzi, quando vieni toccato tra l'ascella, la spalla e il collo ciccioso.

Auguri Biddamore Mattìa.

giovedì 22 aprile 2010

Alla radice della violenza

carpina: Ivan, ma come mai hai questo graffio sotto al mento?
Ivan: è stata Tlesci
c: e perchè Tracy ti ha tirato un graffio?
I: pecchè io li ho dato un pujo
c: e perchè mai le hai dato un pugno?
I: pecchè lei mi ha dato uno cchiaffo
c: uuu, ma perchè ti ha dato uno schiaffo?
I: pecchè io li ho dato un caaccio..
c: iii e perchè le hai dato un calcio?
I: pecchè lei mi ha dato una botta, bùm, coscì!
c: ma.. perchè ti ha dato una botta?
I: e pecchè io li ho dato un mosso
c: ah. e come mai le hai dato un morso?
I: e pecchè lei mi ha tilato un pissico
c: .....
I: ....
potenzialmente si va verso l'infinito.. e oltre..
non si capisce proprio dove la violenza inizi nè perchè.
o forse, una volta cominciata la voragine violenta, non ci si ricorda più manco perchè è iniziata, nè chi ha effettivamente cominciato.

mercoledì 21 aprile 2010

Ho lavato i vetri

Oggi sto così.
Per Diletta, Samuele, la loro brutta storia, e bellissima famiglia.
Così ho preso acqua e stracci e ho lavato i vetri.
Mi sento meglio.
Sento che la semplicità è la cosa migliore, sempre e in ogni caso, ma in questi tragici casi, lo è ancora di più. E lavare i ventri con acqua, seguendo la direzione che prendono le gocce, è quanto di più semplice e naturalmente calmante io conosca.

Sono fatta così. Quando sto giù, io pulisco.
Sapessi farlo, pregherei.

Adesso guardo fuori, attraverso i vetri, e guardo il cielo, celeste e bianco.
E mi sento pacificata.
Chissà, forse questo è il mio modo di pregare.


Un post di silenzio, per Diletta e Samuele.

Ieri ho letto una cosa terribile, nel tuo blog, che hai giustamente scelto di tenere privato.
E' da ieri che non mi capacito.
E' da ieri che spero in una smentita.
Perchè, è inutile, la mia testa scema non arriva a capire, laddove il cuore piange calde lacrime, nonostante la virtualità dei nostri rapporti.

Guardo Mattìa, il mio piccolino che è nato praticamente insieme alla tua Gioia, e penso a come diavolo fai.

Guardo Ivan, penso a Nicola e Ludovica e sento la terra sotto i piedi che mi trema.

Ho raccontato a mia sorella la tua storia. Non ci crede. Non crede a 'internet', non crede che possano accadere cose così, e, soprattutto, che tu possa avere la forza, o anche la voglia, di continuare a scrivere.

Perchè no, in fondo?
Scrivere è una cosa tua.
Se ti fa bene, benvenga!
Noi leggiamo e ci sentiamo impotenti.
Ti scriviamo parole che forse ti aiutano a sentirti meno sola.
Tu scrivendo, scegli di condividere, anche se in maniera virtuale.

E noi saremo sempre qui.
Per te e i tuoi bambini.
E, qualsiasi cosa possiamo fare per farti stare 'meglio', saremo ben lieti di farla.

Avevo pensato di scriverti una e-mail.
Ma poi ho pensato che è la blogosfera, che ti fa sentire meglio, e quindi ho optato per un post.
Spero non ti secchi. Nel caso fammelo sapere - provvederò alla cancellazione immediata.

Intanto, metto tutto in bianco su bianco.
Ciao Diletta.
Addio Samuele.


sabato 17 aprile 2010

I love shopping!

No vabbè. Non ci si crede, ma è così.
Io, oggi, ho fatto shopping.

Ok, la taglia è un segreto, nonchè un numero che non mi piace, epperò mi sono comprata due pantaloni e tre top. Scollati, bè, per l'allattamento. Epperò mi stavano proprio bene.
Già so che dopo l'allattamento non mi staranno più così.
Suvvia, intanto, me li godo!

E poi orecchini.. braccialetti.. insomma, shopping un pò fru fru..

Ehh.. i miracoli della seconda maternità :)

Buon week end a tutti!

venerdì 16 aprile 2010

Una si pone certe domande, una sera

I bimbi dormono. Oggi il sonnellino pomeridiano è iniziato tardi.
Io sto cucinando la cena.
Ho da poco spento il forno, che ha cotto il filetto di merluzzo con patate, e ho appena sfumato del vino bianco in piselli e gamberi, che spero mi faranno una buona pasta.

E così, mi sono illuminata di immenso, chiedendomi come sarebbe la mia vita, senza il freezer.
Eh sì, perchè i filetti di merluzzo, e i piselli, e i gamberi, erano tutti gran bei pezzi di surgelati.

Da questa profondissima riflessione, mi è venuto in mente che possiedo una discreta quantità di elettrodomestici, che uso quotidianamente, e senza i quali non so se sarei come sono. No, anzi, lo so: non sarei la carpina che sono.

Frigo e Freezer: come diavolo facevano un tempo senza? Burro, latte, yogurt - per non parlare dei surgelati. E se un giorno dovessimo farne a meno? Ne saremmo capaci? Io non lo so, ma non credo.

Lavatrice: qui lo so bene come si fa senza. Lo so così bene, che non lavo alcun capo a mano, giusto giusto qualche maglioncino particolare. Quando la lavatrice si guasta, si avvera uno dei miei incubi.

Lavastoviglie: ok, ho fatto anche senza per anni, e quando si è rotta non sono andata in panico (come per la lavatrice), ma abbiamo anche aspettato qualche settimana per aggiustarla.

Aspirapolvere: non sono di quelle che la usano solo per la polvere delle camere da letto: io la uso giornalmente al posto della scopa, proprio in cucina, dove ho le briciole. Ok, se ne può fare a meno.

Asciugatrice: assolutamente necessaria negli umidi mesi autunnali, da quando abbiamo traslocato a casa nuova, e non si può stendere la biancheria fuori dalle verande, ma solo nella parte più interna. Vabbè, ci scrissi un post al riguardo. Diciamo che senza si vive, ma con, è più semplice, in quei mesi lì.

Phon: come ci si asciugava i capelli, prima?

Caldobagno: il bagno della nostra vecchia casa era glaciale. Qui si sta meglio, e infatti lo uso pochissimo, però è sempre lì. Vabè, senza si vive.

TV. Odiata tv. Io vivo senza. Film, solo film ci vedo. Penso basti un monitor.

Lettore VHS e DVD. Necessari x i passatempi casalinghi, ma senza ci sto, anche settimane.

Stereo: necessarissimus.

Caldaia: mai conosciuto mondo senza...

pc e stampante: bè qui cadiamo sull'autoreferenzialità: sto usando il pc per postare!

Una è lì che cucina, e si fa certe domande. Così, tanto per.

Buona serata a tutti!

Momenti, Pane, e Lune

Silenzio tra le mura di casa.
Ivan è stato accompagnato all'asilo da una vicina gentile e premurosa. Francamente apprezzo ogni giorno di più, il fatto di vivere in un condominio.
Mattìa dorme nel suo lettino, anzi nel suo riduttore montato nel lettino.
La lavatrice compie silenziosa il suo dovere quotidiano di lavare e profumare la nostra biancheria.
Il sole manca, eppure il cielo regala tanta luce oggi.
Fuori la roba stesa, si lascia mollemente dondolare dal venticello che vi si insinua e che compie il miracolo dell'asciugatura.
Ieri sono stata brava: sono stata dalla parrucchiera, e mi sono fatta il riflessante. Mi guardo allo specchio e vedo un'altra me. Mattìa ha collaborato parecchio, dormendosela e svegliandosi giusto per essere ricullato nel passeggino medesimo.
Ieri mi sono pure comperata shampoo e maschera dal parrucchiere, e non vedo l'ora di farmi lo shampoo e le coccole ai capelli, che mi fanno sentire tanto a posto.

Ieri l'altro ho fatto il pane, ed è stata la prima volta.
Ho sempre pensato di non esserne all'altezza.
Il pane è quanto di più nobile esista sulla nostra tavola, perchè è quanto di più semplice e prezioso, ed ha attraversato tutti i tempi, subendo ben poche modifiche, perchè è perfetto così com'è. Farina, acqua e lievito.

Basta poco per sbagliare e rovinarlo.
D'accordo, vivo nella città del pane, e il fatto di acquistare pane ottimo, fresco, genuino ed economico (che un euro e mezzo, per un chilo di pane è un prezzo secondo me giusto), non mi ha mai stimolato più di tanto a farne da me.
Ho imparato a preparare pizze e focacce (che quelle proprio economiche non lo sono), ma il pane mai.
Epperò c'è un mix di cereali, che ti fanno ottenere un Pane Nero, più buono di quello comperato dai nostri numerosissimi panifici (o forni, o panetterie che dir si voglia).
E così ieri l'altro l'ho provato.
Impastato col bimby, lievitato per bene e cotto con sollecitudine.
Bè, mi ha riempito la casa di un profumo di semplicità, che difficilmente dimenticherò.
Un profumo semplice e delizioso.. come quello di Mattìa e di tutti i bimbi piccoli del mondo.

E poi Ivan, l'altra sera, guardando il cielo, mi chiama 'mamma, vieni qui che c'è una sopplesa pè te!' e io mi avvicino, e lui 'è la Luna, guaddala!'
E la Luna era lì. Per me. La mia sorpresa, fissa tra le stelle.
E Ivan era lì, vicino a me, a regalarmi la Luna, e un sorriso, e due occhiverdi grandi e luminosi.
E io non sapevo che dire, così l'ho preso e abbracciato, chiedendomi da dove venisse un cuore così. Semplice e nobile, come il pane. E che come il pane, si può rovinare così facilmente.
Perchè, ecco, mi sono ritrovata a pensare che tutti siamo stati bimbi, e che tutti abbiamo avuto un cuore così puro.
Spero che il suo cuore resti sempre così, puro e semplice.

E intanto, mi guardo il cielo.

mercoledì 14 aprile 2010

Dalla piscina con furore

Dialogo di oggi, ore tredici, all'uscita dall'asilo.

Mamma: ciao cuore! come stai? com'è stato andare in piscina?

Ivan: maaamma! Il pumman era jiallo.

M: ah sì? wow.. e con quello siete andati in piscina?

I: shì. e dentro faceva un caaado. Quindi, quando sono entlato, faceva caaado. E poi i pumman ci ha lasciat alla piscina e se n'è andato. Poi c'è venuto a pendele. Mamma, pecchè se n'è andato?

M:ehhh.. non so, forse andava a prendere altre persone.. ma dimmi amore, com'era la piscina?

I: c'ela la piscina glaaande, e faceva taaanta palula. Quindi, io non sono entlato nella piscina glaaande. E non c'elano i pesciolini.

M: ma poi hai giocato nella piscina piccola?

I: shì

M: e con chi?

I: con l'istuttole!!

M: e come si chiama l'istruttore?

I: Michele

M: ed è simpatico?

I: shì, mi ha fatto schizzale tutto coi piedini, e l'acqua m'è allivata nelli occhi. Mamma, nello spojatoio faceva caaaado! Quindi, quando sono entlato, faceva un caddo! E poi mi sono mangiato un biccotto. Era buooono! E poi adesso vollio bele l'acqua, a casa mia. E poi il latte colli biccotti. E poi vollio fae a nanna. E poi viene la maestra Katia a pendermi?

M: no, amore, la maestra Katia è venuta solo stamattina per portarti presto presto in piscina! Allora sarai contento mercoledì prossimo, di tornarci, in piscina, da Michele?

I: no, mamma, io lesto qui. Io non vado più all'asilo.

La logica dei bambini mi sorprende sempre.

Mama.. uh uh uh uh..

Essere mamma è: scendere giù in ascensore, impigiamata di tutto punto, per accompagnare un piccolo treenne nel portone dove c'è la maestra ad attenderlo, senza che questo mini la propria autostima.
O, anche, cedere l'ultimo biscotto al cioccolato.
O, addirittura, la parte finale del cornetto algida. Non è ancora successo, ma so che potrebbe succedere, e sono pronta a farlo.

Essere mamma è dormire con un minuscolo cucciolo attaccato al proprio pigiama. Che se ti muovi di un centimetro, ti segue per un centimetro. Per-tutta-la-notte.

Essere mamma è: ok, ho voglia di una doccia, ma lavo prima voi, poi chissà quando riesco a farmela, io.

Essere mamma è ninnare un mini-cucciolo, mentre lo si balla, gli si mantiene il ciuccio, e gli si danno pacchettine rilassanti sul culetto. E fare tutto ciò nella cameretta del treenne, così si addormenta pure lui (beato lui).

Essere mamma è correre a comperare cuffietta e ciabattine, perchè il cucciolo grande comincia la piscina, ed emozionarsi più di lui, al pensiero di questa nuova avventura, fatta lontano dai materni occhi.

(in questo momento staranno entrando in piscina..)

Oggi è il terzo giorno in cui sono mono-genitore, di due cuccioli.
Maritosgainz torna stasera da un tre giorni fuori.
E io mi sento mamma, molto mamma, troppo mamma.
Però sono sopravvissuta, e, giuro, non l'avrei mai detto, sono anche sorridente.

venerdì 9 aprile 2010

Sette Cuori Blog Candy!

'Create

Partecipo, per la prima volta in vita mia, ad un blog candy!
Qui il link per raggiungerlo!

Incrocio le dita!!! :-)

Il parto di M.

(Post scritto una settimana dopo il parto, e mai pubblicato.)

Scrivo per ricordare. Ricordare meglio.
Com'è andata, mi chiedono tutti.
E' andata. E' andata bene, alla fine.
Ma sul cuore avevo un peso, perchè, anche questa volta, mi hanno indotto il parto.
Ma non me lo hanno indotto per via del tempo 'scaduto', come tre anni fa.
Me lo hanno indotto perchè pensavano avessi una rottura alta delle membrane.
Solo che, accanto a me, c'era un'altra ragazza, con le membrane rotte nella parte alta.
E lei, effettivamente, perdeva liquidi.
Io no.
In confronto a lei, io nulla.
E quindi il mio peso sul cuore, che ho osato sollevare solo la prima sera, cresceva.
Mi sono ricoverata la sera del ventitrè febbraio.
Quella notte piovve. Dalla finestra della sala travaglio guardavo le goccioline scivolare sul vetro.
Alle sei di sera, del ventiquattro, iniziarono le contrazioni, che sul Cardiotocografo venivano segnalate come intensità pari all'80%. Erano regolari ma distanti. Quindi assolutamente sopportabili.
Alle nove, erano più ravvicinate.
Alle dieci, piangevo dalla fifa, e respiravo per dovere materno.
Alle undici respiravo, e piangevo.
Alle undici e mezza, l'ostetrica che era di turno (e che era in disaccordo col medico di turno, evvai, la situazione ideale, quando devi andare in sala parto) mi visita e mi chiede se voglio andare in sala parto. Sì, ci volevo andare.

In sala parto, le contrazioni diventarono più violente, ma le sentivo lievi, rispetto a quelle che ricordavo di Ivan. Pensai fosse dovuto al fatto che non mi diedero l'ossitocina, e infatti avevo attimi di respiro tra una e l'altra.
Prima spinta: si rompono le acque (ecco, non avevo le acque rotte).
Seconda spinta: è ancora presto. C'è da lavorare.
Le spinte sono state tante, di più di quelle di Ivan (forse proprio a causa della mancanza di ossitocina esterna, ma questo è un pensiero che mi è venuto in mente dopo).
Mi dicono che se voglio che nasca il mercoledì 24 mi devo sbrigare.
Ma a me non me ne frega niente del tempo segnato da quell'orologio.
E infatti, a mezzanotte e cinque, di giovedì venticinque febbraio, Mattia è dolorosamente sgusciato fuori dal suo uovo caldo e sicuro.
Ha pianto, ma di un pianto vellutato.
Ivan urlò come un forsennato.
Già di là abbiamo appurato una certa diversità di temperamento tra i due fratellini..
Dopo averlo aspirato mi è stato letteralmente buttato sulla pancia.
E mentre era lì, e io gli parlavo, e sussurravo il suo nome, ha smesso di piangere, e ha girato la testa per guardarmi.
E lì, ho visto il mio tartarughino. Piccolo, forte ma indifeso.
Poi mi è stato portato via, e l'ho rivisto un paio d'ore dopo.
E abbiamo dormito l'uno accanto all'altra.
E al mattino ci siamo guardati lungamente negli occhi, e ci siamo parlati, riconosciuti, rincuorati, ritrovati.

--Post-Partum
Avevo tante paure sui primi giorni dopo il parto. Anzi, sulle prime settimane, ma anche mesi.
Francamente, rispetto al parto di Ivan, non mi pare proprio di aver partorito.
Ma questo già dal giorno dopo.
Complice anche il fatto di non aver avuto problemi a deambulare (problemi che invece ebbi dopo il parto di Ivan), o di aver fatto più spinte, ma meno potenti di quelle di Ivan, io ero in piedi, fresca e sorridente, già il mattino successivo.
Tutti infatti mi dicevano che avevo un viso completamente diverso da quello che avevo dopo il parto di Ivan (le foto testimoniano).

Tutto nella norma fino al sabato mattina.
Quando il pediatra che visita Mattìa per la dimissione, mi fece chiamare in ambulatorio, dicendomi che non potevamo andare a casa, ma che dovevamo fare qualche accertamento in più, per via di un particolare tremore che aveva notato, mentre il bimbo piangeva.

Ora, dopo due ecoencefalogrammi, un elettroencefalogramma, esami del sangue, e diversi pediatri che lo hanno tenuto in osservazione, è stato appurato che non era nulla di grave: probabilmente erano tremori emotivi. Aveva fame e sete (ancora non avevo avuto la montata lattea), e, soprattutto, era lontano da me (visto che quando era con me, era tranquillo).

Un brutto, terribile colpo al cuore, che pare passato, e che però mi ha lasciato una ferita ancora aperta, e che mi fa male, quando penso alle milioni di possibilità che qualcosa possa non 'funzionare correttamente' nella sua testolina, e che magari ce ne accorgiamo più in là.

Non a caso, questo post, ho iniziato a scriverlo più di un mese fa, ma non l'ho pubblicato subito.
La ferita si sta lentissimamente rimarginando, e la cicatrice me la porterò per sempre, sul cuore, sperando resti l'unica traccia, di quel brutto spavento.
Lui, Mattìa, cresce bene, dorme della grossa, e fa tutto quello che ci si aspetta da un cucciolo di appena sei settimane.
Ed è proprio questo, che mi fa rimarginare quella ferita.



giovedì 8 aprile 2010

Il premio della felicità


La grande Laura di Sette cuori in una capanna, mi ha girato un premio particolarmente gradito (qui) in questo felice momento.

Ed ecco i miei dieci motivi per cui questo premio mi aggrada alquanto:
1) Ivan è di là che dorme pacifico e sudato. E prima di addormentarsi ha baciato sia me, che Mattìa, sorridendo tenero.
2) Mattìa è qui, sul mio braccio sinistro, che dorme e fa le smorfie più buffe del mondo.
3) Amo il papà dei miei cuccioli, con cui condivido questa grande avventura che è la Vita.
4) Ieri ho impastato e cotto una focaccia e venti sandwiches. Ed erano buoni!
5) Dopo la doccia non dimentico mai la crema idratante. O il deodorante. Qualcuno si chiederà perchè mai dovrebbe essere un motivo di felicità: bè, non ha mai vissuto il post-partum.
6) Oggi c'era il sole, e siamo usciti.
7) E' primavera, e nei prati fioriscono i colori.
8) Siamo tutti in salute, togliendo quel pò di tosse e raffreddore tipico dell'infanzia.
9) Ho appena letto IL PESO DELLA FARFALLA. Regalo di maritosgainz, mica niente!
10) Sono felice perchè sono una che quando guarda l'azzurro del cielo, o la profondità dell'orizzonte, si commuove sempre.

Lo giro a quanti vorranno accaparrarselo, anche solo per ricordarsi perchè sono felici.