Erano i primi anni novanta, e carpina fu inviata, quasi tredicenne, in missione speciale, a far da baby sitter ai suoi due nipotini interregionali.
Accadde così che la sua big sister, madre dei nipotini, trapiantata in terra romagnola per amore, il cui lavoro estivo consisteva nel pulire e riordinare le camere di uno dei tanti alberghi della costa, un giorno le portò in dono una audio cassetta del cantante Alessandro Canino, contenente la hit del momento 'brutta'.
In quell'album era presente una canzone che piaceva molto alla mamma di carpina. Il titolo è il medesimo di questo post.
Una domenica mattina, dei primi anni novanta, mentre carpina era pronta ad uscire, sua madre le chiese di mettere su quella canzone.. quella che parlava dell'aiuto degli amici... nessuno sapeva che non restavano neppure un paio d'anni per essere madre e figlia.
Qui a Londra, carpina ha trovato degli amici, delle amiche.
C'è chi l'ha accolta in casa sua, deliziandola con cibo e chiacchiere.. c'è chi le ha regalato un sacco pieno di robe per Mattia (il fantastico riciclo di roba per bambini), insieme a tanti consigli.... c'è chi le ha regalato un paio di tende, prontamente appese nella stanzetta, dove carpina aveva adattato un inguardabile lenzuolo (temporaneamente)... c'è chi le ha regalato un bellissimo paio di orecchini, fatti con le proprie mani... c'è chi le scrive per e-mail quando ci possiamo 'conoscere' per un caffè.. e anche chi sa dire esattamente dove piazzare il tuo curriculum, per poter trovare un buon lavoro (e grazie a lui, maritosgainz cambia lavoro..)
E carpina più di una volta ha ripensato alle parole di quella canzone che tanto piaceva a sua madre, e a sua madre, che nei primi anni di matrimonio era espatriata in Svizzera....
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martedì 25 ottobre 2011
mercoledì 9 settembre 2009
Di uova e di amori
Mia madre ha partorito la sua prima figlia all'età di diciannove anni.
Era in Svizzera, con mio padre, dove si erano conosciuti e innamorati e sposati (sì, con un matrimonio riparatore, ma d'amore, e di cui non esiste neppure una fotografia).
Era Agosto, e mia madre aveva le doglie forti.
L'ospedale era lontano, si prendeva un taxi per raggiungerlo.
Ma una volta raggiunto, gli operatori sanitari, dopo averla visitata, avevano decretato che era troppo presto e l'avevano rimandata a casa.
In macchina mia madre piangeva.
E mio padre si chiedeva perchè una donna dovesse soffrire così.
Arrivati a casa lei continuava a piangere disperata, e lui la consolava, finchè poi finalmente le chiese 'ma perchè piangi? sono forti, i dolori?'
e mia madre 'no.. ho faame.. ho tanta faameeee! bwwwwuuuaaaahhh!!!!'
(della serie: nè gli ormoni, nè la paura, fermeranno la mia fame!)
e mio padre le preparò due uova fritte, che lei mangiò di gusto e con tanto pane (conoscendo la cucina di mio padre, immagino la quantità di olio, sale e amore che ci aveva messo in quelle due uova..).
Finalmente non piangeva più. Per la fame. Ora arrivavano le doglie serie. Ecco arrivare il taxi. Eccoli in ospedale. Il travaglio. Ecco nata la mia sorellona.
Non fosse stato per quelle due uova, chissà se avrebbe affrontato così bene il suo primo parto..
Chissà perchè mi sovviene ogni tanto questo ricordo così dolce.
Che poi è un ricordo che non mi appartiene. Per me è come fosse un racconto. Ma un racconto, a furia di ascoltarlo, entra a far parte di te. Quasi del tuo passato.
Ci sono momenti in cui farei volentieri una capatina nei mitici anni sessanta, che hanno visto nascere l'amore dei miei genitori, e gettare le fondamenta della nostra famiglia.
La nostra grande famiglia, oggi tutta sparpagliata, eppure nel cuore unita.
Anche se tu, mamma, non ci sei più.
martedì 24 febbraio 2009
Il suono del silenzio
Litigare col proprio pupetto è brutto assai.
Ovviamente capita quando TU hai da fare - e LUI se ne accorge (grazie alle sue antennine invisibili ma potentissime) e richiede la tua attenzione, che non hai TEMPO di dargli.
E poi il tutto mi lascia in uno stato di prostrazione mortificata e silenziosa.
Ho provato a lèggere (ma l'ho lasciato a metà) 'FATE I BRAVI' - il libro della tata Lucia. Ogni pagina è una tragedia - riporto nella mia vita reale le situazioni lì descritte, e NON CI AZZECCO MAI.
Sono l'esatto opposto della mamma di cui il mio pupo avrebbe bisogno.
Vabè, esagero, non in tutte le circostanze - infatti il mio cucciolo è bravo, fa la pappa da solo, fa la nanna nel suo lettino.. eccetera.. evidentemente è un bimbo sereno, e in questo penso che i genitori siano TUTTO..
Il problema però è che ultimamente lo vedo assumere i MIEI ATTEGGIAMENTI.
E sono proprio quelli a fregarmi.
Dire che mia madre mi chiamava scherzosamente 'la carabiniera' chiarirebbe ciò che intendo dire?
C'è stato un carnevale della mia adolescenza - mia madre era già a letto - in cui mi sono vestita con la divisa dei militari (prestatami gentilissimamente da uno dei miei cognati).
Nel vedermi così agghindata mia madre sorrise e mi prese in giro, e mi disse che così ero davvero 'la gendarme'.
E poi nell'orizzonte della mia pre-adolescenza, io mi vedevo avvocatessa. Adoravo quella parola. Adoravo rispondere sempre, a tono, fino all'ultima sillaba, fino allo sfinimento, fino ad aver ragione, o a costrurimela, la ragione.
Insomma non sono certo la donna più dolce che io conosca - sono forse un pò brusca a volte - ho il tono della voce che quasi non ammette repliche.. quando mi arrabbio, più che mai.
Ultimamente, mi vedo rispecchiata, in scala ridotta, nelle mosse di mio figlio, che quando viene sgridato o gli viene impedito di fare qualche biricchinata, sbatte la manina sul tavolo o sul muro, gridando col mio tono preciso 'szitta', e trattenendo lacrime di disappunto.
Preciso che quando lo sgrido, non gli uso mai la parola 'zitto'. In effetti però la mano sul tavolo non posso negare di sbatterla, a sottolineare la forza che, evidentemente, non ho.
Ma gli basta vedere il mio dispiacere, per ridiventare il bimbo più dolce del mondo, che mi tira verso di sè per darmi un bacione e un abbraccio di perdono reciproco.
E poi - torna a sorridere e a giocare.
Ed io invece, resto con questo peso sul cuore: sarà possibile che sono LORO, i nostri figli, ad EDUCARE noi?
Non ci avrei creduto, fino a ieri.
E invece, vivendo l'infanzia di mio figlio, posso dire che, secondo me, è così.
Ovviamente capita quando TU hai da fare - e LUI se ne accorge (grazie alle sue antennine invisibili ma potentissime) e richiede la tua attenzione, che non hai TEMPO di dargli.
E poi il tutto mi lascia in uno stato di prostrazione mortificata e silenziosa.
Ho provato a lèggere (ma l'ho lasciato a metà) 'FATE I BRAVI' - il libro della tata Lucia. Ogni pagina è una tragedia - riporto nella mia vita reale le situazioni lì descritte, e NON CI AZZECCO MAI.
Sono l'esatto opposto della mamma di cui il mio pupo avrebbe bisogno.
Vabè, esagero, non in tutte le circostanze - infatti il mio cucciolo è bravo, fa la pappa da solo, fa la nanna nel suo lettino.. eccetera.. evidentemente è un bimbo sereno, e in questo penso che i genitori siano TUTTO..
Il problema però è che ultimamente lo vedo assumere i MIEI ATTEGGIAMENTI.
E sono proprio quelli a fregarmi.
Dire che mia madre mi chiamava scherzosamente 'la carabiniera' chiarirebbe ciò che intendo dire?
C'è stato un carnevale della mia adolescenza - mia madre era già a letto - in cui mi sono vestita con la divisa dei militari (prestatami gentilissimamente da uno dei miei cognati).
Nel vedermi così agghindata mia madre sorrise e mi prese in giro, e mi disse che così ero davvero 'la gendarme'.
E poi nell'orizzonte della mia pre-adolescenza, io mi vedevo avvocatessa. Adoravo quella parola. Adoravo rispondere sempre, a tono, fino all'ultima sillaba, fino allo sfinimento, fino ad aver ragione, o a costrurimela, la ragione.
Insomma non sono certo la donna più dolce che io conosca - sono forse un pò brusca a volte - ho il tono della voce che quasi non ammette repliche.. quando mi arrabbio, più che mai.
Ultimamente, mi vedo rispecchiata, in scala ridotta, nelle mosse di mio figlio, che quando viene sgridato o gli viene impedito di fare qualche biricchinata, sbatte la manina sul tavolo o sul muro, gridando col mio tono preciso 'szitta', e trattenendo lacrime di disappunto.
Preciso che quando lo sgrido, non gli uso mai la parola 'zitto'. In effetti però la mano sul tavolo non posso negare di sbatterla, a sottolineare la forza che, evidentemente, non ho.
Ma gli basta vedere il mio dispiacere, per ridiventare il bimbo più dolce del mondo, che mi tira verso di sè per darmi un bacione e un abbraccio di perdono reciproco.
E poi - torna a sorridere e a giocare.
Ed io invece, resto con questo peso sul cuore: sarà possibile che sono LORO, i nostri figli, ad EDUCARE noi?
Non ci avrei creduto, fino a ieri.
E invece, vivendo l'infanzia di mio figlio, posso dire che, secondo me, è così.
martedì 10 febbraio 2009
L'arte
Mia madre era un'artista.
La sua tavolozza,
in legno chiaro,
quasi ogni giorno,
poggiata su due seggiole,
veniva di farina
impolverata
- nuvole di grano -
e di calda acqua
bagnata
- vapore di vita-
Le sue creazioni,
nobili orecchiette-
superbi cavatelli,
da tutti imitate
e da tutti invidiate,
della sua bontà
erano cariche,
e dei suoi polpastrelli,
erano forma.
Mia madre era un'artista.
E i suoi colori,
rosso pomodoro,
verde rucola,
bianco aglio,
riempivano
i piatti
le pance
e gli occhi
e i cuori.
Ne resta
l'intatto ricordo.
Dolce sapore d'infanzia,
forte odore d'amore.
martedì 9 settembre 2008
Son Soddisfazioni
Una è molto felice, quando mette il figlioletto a nanna nel suo lettino, e se ne va nell'altra stanza, facendosi sentire, finchè il cucciolo in questione (campione di polpettosità quanto a forma del viso) si addormenta autonomamente.
Per non parlare di quando, la rotondità zompettante, prende il proprio pannolino appena cambiato, e si avvia verso la pattumiera, per gettarlo, ma come: apre l'anta piccola, apre l'anta grande, apre il cassettone dei rifiuti, ci guarda dentro, interessato, poi lancia nella spazzatura il pannolino, prendendo la rincorsa col braccino, ci guarda ancora dentro, sempre più interessato, poi chiude il cassettone, e ti guarda.. tu che gli dici 'chiudi anche il mobile' e lui che dà due colpetti al cassettone.. e tu che ripeti 'no, le ante del mobile'.. e lui che allora capisce e chiude prima l'anta grande, e poi l'anta piccola.. tutto contento.
O quando si butta sul divano, aspettandoti, chiamandoti con gli occhi, che vuole assolutamente il solletico, ma già al solo pensiero se la ride sonoramente di gusto..
E che dire di quando ti chiede qualcosa, tu capisci ma gli chiedi conferma, e lui ti dice di sì, muovendo la testa un pò inclinata, e sorridendo a tutta faccia, denti, bocca, occhi.. tutto concorre a rendere il suo, un sorriso completo.
E poi il suo nuovo gioco preferito.. chiamarti MAMMA in tutte le salse, con toni e intonazioni differenti, mentre tu gli rispondi a tono col suo nome. Quindi viene fuori una cosa tipo:
lui: mamma? tu: IVAN? lui: mamma? tu: IVAN? lui: mamma! tu: IVAN! lui: mamma?! tu: IVAN?!
E così avanti.. per minuti e minuti interi.. senza stancarsi, ma sorridendo, cogliendo il lato buffo di quella cantilena.
O quando, per dirti che non vede l'ora di mangiare, va nel cassetto, si prende un bavaglino, e se lo infila (rigorosamente a rovescio) dalla testa, e poi raggiunge il seggiolone, ci si arrampica, si siede, e attende, con le braccia conserte, paziente e vispo, la propria pappa..
E quando dopo la pappa, va nel bagnetto, si toglie la bavetta, apre il cestone delle robe sporche, la butta dentro, e lo richiude.
O quando si avvicina al frigo, chiedendoti espressamente tatte, o gù, che ha fame e se ne va sempre in giro morendone, di fame.
E tutte le sue paroline..
pàpà
mamma
nonna
naanna
pappa
ciucciò
pà (pane)
gù (yoghurt)
'ammi (dammi)
'azie (grazie)
pònto? (pronto?)
ma' (mare)
'cqua (acqua)
còtto (biscotto)
pè (pesce)
pìpì (pisellino o pìpì)
tatte (latte)
'beetto (alberto - amichetto)
aide (davide - un amichetto)
acàia (mariachiara - la cuginetta)
bìììbììì (clacson)
brrrrr (macchina o moto)
icòa (nicola, cuginetto)
atò (salvatore - cuginetti)
bàbàu (cane)
F (forno)
A (angela, vicina di casa)
bobobòum (verso del cuginetto Tommy)
-----
Che bello guardarlo mentre gioca e individua nuovi modi di giocare, o gli occhi si riempiono di meraviglia per un movimento o un suono nuovo, o vuole assaggiare le punte di tutti i pennarelli che ha, colorandosi lingua e labbra.
Ed è che diventare mamma ti cambia.. quando mai mi sarei fermata a guardare con l'espressione ebete-sorridente, un cavalluccio western che faceva tanti suoni e si muoveva tutto, trainato da un bimbo, per strada...
domenica 20 luglio 2008
L'istinto omicida
Siamo uomini.
Siamo animali.
Abbiamo istinti primitivi, o primari, molto molto bassi, che sonnecchiano tranquilli, e poi, improvvisamente, a volte, per un nonnulla, per qualcosa che neppure te ne accorgi subito, saltano poderosamente fuori.
E' il caso dell'istinto omicida che mi salta fuori dal petto quando vedo, come mi è accaduto venerdì, una mamma che guida l'automobile, coi due pargoli seduti dietro, e una sigaretta fumante nella mano sinistra (quindi accanto al finestrino, forse per illudersi di far andare il fumo fuori).
Penso che l'unica cosa che mi fermi dall'ucciderla sia il fatto che quei bimbi soffrirebbero assai, a non avere più la mamma - anche una mamma così, senza cervello, senza rispetto, senza sale in zucca, senza sapore di vita.
Clacsonarla e gridarle dietro o farle gestacci, penso non sarebbero stati gesti convincenti.
Valle poi a spiegare tutta la solfa del fumo passivo e dell'essere madre, e del crescere e maturare una buona volta!
Io già mi sento male al pensiero di tutti i gas di scarico delle auto e dei camion che faccio respirare al mio cucciolo quando siamo in auto sulla circonvallazione - ma figurati questa, con che coraggio, fuma tranquilla davanti ai bambini, nella macchina!
Altro che multe - io glieli toglierei, i figli!
Che senso ha avvelenarli lentamente?
Siamo animali.
Abbiamo istinti primitivi, o primari, molto molto bassi, che sonnecchiano tranquilli, e poi, improvvisamente, a volte, per un nonnulla, per qualcosa che neppure te ne accorgi subito, saltano poderosamente fuori.
E' il caso dell'istinto omicida che mi salta fuori dal petto quando vedo, come mi è accaduto venerdì, una mamma che guida l'automobile, coi due pargoli seduti dietro, e una sigaretta fumante nella mano sinistra (quindi accanto al finestrino, forse per illudersi di far andare il fumo fuori).
Penso che l'unica cosa che mi fermi dall'ucciderla sia il fatto che quei bimbi soffrirebbero assai, a non avere più la mamma - anche una mamma così, senza cervello, senza rispetto, senza sale in zucca, senza sapore di vita.
Clacsonarla e gridarle dietro o farle gestacci, penso non sarebbero stati gesti convincenti.
Valle poi a spiegare tutta la solfa del fumo passivo e dell'essere madre, e del crescere e maturare una buona volta!
Io già mi sento male al pensiero di tutti i gas di scarico delle auto e dei camion che faccio respirare al mio cucciolo quando siamo in auto sulla circonvallazione - ma figurati questa, con che coraggio, fuma tranquilla davanti ai bambini, nella macchina!
Altro che multe - io glieli toglierei, i figli!
Che senso ha avvelenarli lentamente?
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