giovedì 18 ottobre 2012

Dica "trentatrè"

In fondo, è un numero che non mi dispiace.
In matematica, se ti chiedono di arrotondarlo alla decina più vicina, lo porti automaticamente a trenta. E io son tre anni che compio trent'anni.

domenica 14 ottobre 2012

Vegetarian Sunday Lunch

Ma anche dairy-gluten free!
Oggi abbiamo a pranzo due ospiti speciali, l'amica G e il suo seienne A, che ha particolari esigenze dietetiche e per il quale ho pensato di preparare uno yammy sunday lunch, convertito In vegetariano, dairy e gluten-free ance per noi ;-)

Risotto alle zucchine e zafferano - per l'occasione non ho usato il mio must-dado-bimby poichè contiene tracce di formaggio, sto quindi procedendo alla strabollitura di verdure fresche, per poi usarne l'acqua nel risotto. Alla fine toglierò la porzione di A e condirò con burro e formaggio, as usual.

Melanzane a funghetto, ovvero cotte con pomodoro e aglio. Un assaggino di origano, e la sensazione 'estate' è assicurata :-)

Peperoni e patate fritti. Li friggo separatamente per poi unirli in un matrimonio di sapori che non ha eguali. Provare per credere ;-)

Mndorle tostate in forno.

Frutta fresca.

L'amica G provvederà per il dolce, che mi pare complicato assai, senza glutine, nè latte e derivati..

Che ne dite, sarà un pranzo abbastanza bueno?
Che ci potevo aggiungere cone proteina? Uova forse... ma io le odio, senza formaggio...

Ora scappo, il car boot mensile mi aspetta, chissà, gri riesco pure a fare qualche foto!

Happy Autumn

L'autunno è qui. Batte alle nostre finestre, si fa ammirare tra il fogliame multicolore, e la bellezza selvaggia delle strade cariche di oro e di bronzo e di viola. Eh sì, perchè le foglie color vinaccia, quando seccano, diventano ciclamino scuro.

Ed io capisco perchè ho sempre amato vestire i colori dell'autunno. Tutte le possibili tonalità del marrone, su di me. Verde, a tratti, che a me piace l'inizio dell'autunno, quando sugli alberi ci sono interi rami ancora carichi di verde. Enormi orecchini d'oro, i capelli sciolti: la fata dell'autunno ero, senza neppure saperlo.

A volte passeggiando nel mio quartiere, mi fermo all'improvviso a godere dello spettacolo unico delle foglie rubate agli alberi dal vento, che le fa piroettare, senza mai essere banale, e poi le poggia a terra, sull'asfalto, l'acciottolato, il terreno, con misurata delicatezza.
Una coppia di scoiattoli si rincorre.

Fuori c'è l'autunno, che mi chiama.
Eccomi,  sono qui, gli rispondo, prima di guardarlo dritto negli occhi, e innamorarmi perdutamente come prima, come sempre.


martedì 9 ottobre 2012

year one: le mie perplessità

Come tutti i miei lettori ormai sanno, I. quest'anno frequenta lo year one, diciamo la prima elementare, per gli amanti del vecchio stile, o anche il primo anno di scuola pimaria, per fare i perfettini.

Una delle cose che più mi preoccupava, prima ancora di cominciare l'anno, erano i fantomatici 'compiti a casa', che ai miei tempi erano una gioia, per la bambina giudiziosa e precisa che sono sempre stata, ma che per i bimbi di oggi, questo stando ai loro genitori, sono un peso intollerabile, al limite della sopportazione fisica.
Io facevo i miei compiti da sola. Oggi sono rare le mamme e i papà che non si (pre)occupano dei compiti dei propri figli. Devo ancora decidere se questa è buona norma o meno.

Ora il fatto è che mi preoccupavo inutilmente, perché dovete sapere, miei cari lettori, che Ivan NON HA MAI AVUTO UN COMPITO PER CASA.
Ormai è un mese, e se nei primi giorni mi dicevo che, va bene, nuova maestra, si devono conoscere, e non tutti i compagni sono rientrati, e non sapevo neppure più cosa raccontarmi, ora la faccenda si fa seria, e io francamente non ci sto capendo nulla.

Fatto: la scuola termina alle 3.15pm
Opinione: i bimbi lavorano tanto di più in classe, quindi a casa non ne hanno bisogno.

Il problema è che io so di altre scuole in cui più di 'once a week', alcuni compiti i vengono assegnati. E poi lo scorso anno, una volta a settimana, un compitino piccolo per casa c'era.

Così ogni tanto io scrivo qualche lettera, parola, numero, o piccola operazione, e faccio fare questi 'compiti home made' al mio scolaretto preferito.

Ieri pomeriggio avevo sonno e mal di testa.

I.: 'mamma, mi fai fare i compiti? Edaaaaaii.. per favore!'

Allora la mia domanda è la seguente: non assegnano i compiti perché in questo modo i bimbi ne hanno una voglia matta, oppure mio figlio ha preso da me la passione per il 'compito a casa'?







lunedì 8 ottobre 2012

la storia dei funghi

Mamma, lo sai che i funghi nascono vicino agli alberi, poi maturano e sono morbidi, e buoni da mangiare. Ma se nessuno li raccoglie allora loro diventano vecchi e croccanti, e nessuno se li mangia, e poi sono velenosi. E allora la notte, che nessuno li vede, si disintegrano e cadono a terra. Ma non fanno nessun rumore. Poi la mattina dopo passa il camion della spazzatura che raccoglie tutto e pulisce. È vero, mamma.

giovedì 4 ottobre 2012

Carpina al College

Ed ecco che sono cominciati i miei corsi di Inglese e di Matematica.
Forniti gratuitamente dal College di zona, e tenuti presso il children centre del mio cuore, con servizio di crèche altamente qualificato.

Le cose qui si fanno a puntino, eh, mica 'alla qualunque'.
E quindi a fine luglio, tutte le mamme (e un nonno, perchè in realtà il corso è indirizzato a tutti i carers con bimbi fino a cinque anni di età) interessate a frequentare tale corso, si sono presentate al children centre, munite di carta e penna, ed hanno sostenuto una assesment interview, ovvero un test di reading, writing, comprehending, speaking, listening.

Io ci ero andata giusto per il corso di inglese, visto che per le evening classes al college vero e proprio, mi avevano risposto picche, perchè la classe di massimo ventidue elementi, era già piena, ma già che mi trovavo lì, e l'english assesment l'avevo finita presto, il teacher mi passò la documentazione per fare l'assesment pure per il corso di matematica. Così, giusto per far qualcosa. E mentre lo facevo, pensavo che effettivamente un corso di matematica proprio male non mi avrebbe fatto. Innanzi tutto mi serve anche come esercizio della lingua, che ovviamente al momento esercito poche ore al giorno, non lavorando; e poi i termini, le parole specifiche della matematica, che non sono solo i numeri, of course!
E così mi sono ritrovata iscritta a entrambi i corsi.

Tornata dall'Italia, a fine Agosto, mi arriva il Time Table del Children Centre per il prossimo autunno, verifico le date dei miei corsi, e il giorno dopo mi arriva la lettera (polite, simple, concise), anzi, LE lettere (una per ogni corso) in cui  mi viene offerto il posto al corso, e mi viene spiegato che nelle due settimane PRIMA dell'inizio del corso, io dovrò portare il mio piccolino lì a fare l'inserimento nella crèche. E che se non frequento le settling-in sessions (le sessioni di inserimento del piccino) NON potrò frequentare i corsi.
E quindi il mercoledì e il venerdì delle due settimane centrali di settembre, io e M. ci siamo presentati al Children Centre, e tra un pianto e un lamento, uno scarabocchio e un thè al latte, abbiamo concluso l'inserimento, e ora lui è così felice di avere la 'skola mia'...

Ma passiamo ai corsi.
Giorno uno - Mercoledì - Inglese
day one - wednesday - English

Arriviamo in aula, più che puntuali, e felici che i bimbi siano tutti sorridenti e soddisfatti di trovarsi in quell'ambiente ormai così familiare, così simpatico. L'inserimento ha un suo perchè.
Del teacher nessuna traccia. Al suo posto c'è il coffee and tea table, preso d'assalto da tutte noi, e la simpatica J che in genere gestisce il parent's space, e che ci illustra le regole del corso e bla bla bla. Arriva il teacher. Evviva!  Solo mezz'ora di ritardo, ma vabè su, è il primo giorno! come? ah sì non siamo in Italia.. la cosa mi puzza un pò.. è strano, no?
Passiamo oltre. (io ero già al secondo thè al latte)

La classe viene divisa tra livello uno e livello due; io vengo spedita al livello uno, e dapprima non dico nulla (strano, non è da me, è che qui mi sento così in buone mani, che mi rilasso e penso che a tutto ci sia un perchè). E invece si era sbagliato il teacher. Ma che simpatico, aveva saltato proprio il mio nome, e il tutto è venuto fuori perchè io ho parlato (santa lingua di carpina).
Tutto ok, torno al livello due (dove almeno chiacchieriamo con un basic english, ma senza grossolani errori di grammatica!). Si parte, e il teacher che fa? Dopo averci detto il suo nome e cognome, ci dice che cercherà un nuovo teacher per la classe, perchè lui ha 'loads of work to do'.
GRAZIE EH! e noi che saremmo? una perdita di tempo? complimenti! ci hai messo davvero a nostro agio!
E poi, ovviamente, non si prende la briga di conoscerci, e farsi conoscere, tanto lui se ne andrà. Ci dà da fare il diagnosis test, senza spiegarci cosa sia (ok, c'è chi ha fatto il livello uno lo scorso anno, ma anche chi no - guardacaso me - e quindi non ha idea di che cosa sia quel test, ma anche qui, mi sto zitta, torno alunna, mi viene detta una cosa, annuisco e agisco. La perfetta scolara che è in me.)
Alla fine del test, si premura di farci sapere che non è un esame, nessuno verrà giudicato sulla base di quel test, serve solo a dettare le linee guida di quel che si andrà ad approfondire o su cui si andrà a lavorare di più. Amen. See you later, take care.
Sè, e curati pure tu, và.

Quel giorno c'era con noi anche una mamma con bimbo di meno di tre mesi al seguito. bimbi ammessi in aula: sì, up to three-months-old.

Giorno due - Venerdì - Matematica
Day two - Friday - Mathematics
Anche qui siamo tutte puntuali. L'inserimento dei pupi ci ha anche allenato agli orari che dobbiamo sostenere per seguire bene i corsi. I bimbi li lasciamo sorridenti e lievi, e io già mi pregusto il primo milky tea (yeah, sugar, one teaspoon, cheers!), ma sorpresa sorpresona! Il maths' teacher è già in aula, che si studia la smart board (which is NOT a white board! come gentilmente indica un cartello affisso accanto a questa simil white board), e cerca di caricare (inutilmente) i suoi files dalla pennetta USB al pc di classe.
Ci sorride, ci fa accomodare, ha già scritto il proprio nome sulla lavagna, e dopo che la classe viene split into two levels' classes, ci chiede di essere gentili con lui, che al children centre non ha mai insegnato (pur avendo insegnato matematica per quindici anni).
E poi che fa? La diagnosis? Non ci pensa proprio. Lui vuole prima conoscerci, e vuole anche che ci conosciamo tra di noi (che diciamoci la verità, non ci si conosce affatto tra di noi studentesse).
E allora utilizza uno stratagemma molto astuto: forma delle coppie e ci dice di chiacchierare tra di noi riguardo noi in generale, e riguardo il corso in particolare. Poi ognuna di noi avrebbe presentato la compagna al prof e a tutte le altre. E quindi nessuna di noi avrebbe parlato di sè stessa.
Inutile dire che la parte più difficile sono i nomi! Parlo dei nomi arabi, asiatici o africani. Che fino ai nomi latini ci arrivo pure, anche in inglese, francese o spagnolo.
Ma l'arabo, l'urdu... oh my gosh! Ci sono dei nomi che paiono musiche, nènie. Difficilissimi da pronunciare, impossibili da ricordare. Almeno non il primo giorno, ecco.

Insomma abbiamo parlato, riso, ci siamo sorprese a vicenda (c'è una in attesa, che a gennaio partorisce ma nessuna se ne era accorta. tanta gente ama l'italiano. c'è una avvocatessa tailandese tra di noi. come pure chi è qui da cinque anni, ma ancora frequenta i corsi di inglese!! insomma tante cosette belle), e alla fine abbiamo presentato la nostra compagna al teacher.
Lui alla fine si è presentato (con tanto di numero di cellulare, numero di stanza in the college, per parlargli, e-mail address), numero di figli, scuole frequentate dalle figlie, e tanta simpatia e umanità.
Ecco, l'umanità.

Stupidamente me l'aspettavo di più dal prof di materia umanistica, ovvero di lettere, cioè di inglese quindi il simpatico del mercoledì.
E invece l'ho trovata in abbondanza nel prof di matematica, che come materia tutti, più o meno, e forse ingiustamente, relegano nell'ambito più scientifico che umanistico.
Quando l'umanità è al di là della materia.

Ora, io non ho esperienze universitarie di alcun tipo nella nostra calda, assolata (a tratti tropicale) penisola. Ma in Italia, per una immigrata come me, sarebbe stato possibile fare tutto ciò?

Perchè, caro children centre del mio cuore, ho capito il parent's space, va bene il come and play, ok l'outdoor messy play - tutte le attività pensate per i bambini e i loro carers - attività più o meno semplici da organizzare (penso io, da ignorante quale sono).
Ma.... un corso di inglese (anzi tre: ESOL, livello uno e livello due), e due corsi di matematica (livello uno e livello due), non sono ben più complessi da pensare, gestire, organizzare, sostenere?

Mi hanno chiesto di entrare nell'organico e candidarmi come rappresentante dei genitori.
Perchè loro sono 'only staff and do not know about the parent's point of view. We are sure there are things to improve, new ideas, new things to do! We need parent's help!'

E se io gli dicessi che quel che loro fanno, oggi, per me va al di là di ogni mia possibile idea, e aspettativa?
Che gli vado a proporre? Un corso per imparare a impastare pizze e focacce?