giovedì 28 giugno 2012

It's time to say goodbye...

è da un pò che ci penso..
e certamente non lo faccio alla leggera.
ma è che non ho più lo slancio per venire qui a scrivere (di me, di noi)
il tono degli ultimi post poi è a dir poco nostalgico-deprimente.
e poi come blogger non valgo granchè (ad esempio non sempre rispondo ai vostri commenti - ma alle email: SEMPRE!)

ultimamente apro la pagina del mio blog solo per verificare il mio blog-roll, e leggere i blog che seguo. e questo non è 'tenere vivo un blog'.
e quindi abbandono, lascio, rinuncio, non scrivo più.

avrei anche potuto uscire di scena senza scrivere una parola, semplicemente lasciando come ultimo post il mio miserable carpina, ma non era giusto, intanto perchè quel post rappresenta un momento, un attimo di scoramento, smarrimento, non è che io stia sempre così, chiariamoci..
e poi perchè ho quarantanove followers, e tre o quattro che mi leggono davvero.. ma anche solo quei tre o quattro, mi pare giusto e più appropriato salutarli con un teatrale ultimo post.

è stato bello scrivere qui.
essere a volte capita.
conoscere belle persone e scambiarsi saluti e opinioni.
meno bello è stato dover dare spiegazioni a gente che mi conosce, su quel che scrivevo, visto che scrivevo più che altro per mè stessa (e non mi importa che poi mi si dica che per te stessa puoi scrivere anche su un taccuino, grazie tante, lo so già).

ho aperto questo blog che ero appena rientrata a lavorare, dopo aver avuto Ivan, ormai quattro anni fa, per ricavarmi un posto nel mondo, dove io e solo io contassi. ricordo quella mattina, in cui annunciai durante la pausa caffè che avevo aperto un blog.
ricordo l'emozione della lavagnetta bianca, che man mano si riempiva di parole, le mie parole, che avevano nessun altro scopo, se non quello di essere scritte (neppure lette, soltanto scritte).

chiudo questo blog dal mio flat londinese, con ventisette gradi di caldo, che ho due figli, quasi trentatrè anni, i capelli mossi, e le unghie dipinte di viola.

martedì 19 giugno 2012

miserable carpina

Stanca, sfatta, molle, grassa, col mal di schiena, il mal di stomaco, una fame nervosa, il caldo opprimente, i capricci dei bambini, una lavatrice da trasferire nell'asciugatrice, una asciugatrice da svuotare e piegare-stirare, la moquette da aspirare, il bagno da lavare, la cucina da rassettare, uno shampoo e una doccia da regalarsi.
Stamattina ha salutato sorella, cognato e nipoti in partenza, e stanotte saluterà le due cuginette, figlie adolescenti di sue storiche cugine, in arrivo.

Si sente l'ombra della carpina che conosce, non sa se per via del caldo, delle calorie inutili, dell'ospitalità che volentieri presta, della vita da turista con pesante passeggino fatta la passata settimana, della fase del ciclo in cui è, dei lunghi mesi passati, di quelli che ancora devono passare (prima che possa permettersi di sognare di andare a lavorare)..
Un anno fa lavorava, era mamma e casalinga, e anche se in un piccolo paese di provincia, sentiva di avere una vita più piena, più completa.
Conduceva una vita NORMALE, ma oggi quella vita le manca molto.

Oggi è in una città immensa, meravigliosa, colorata e straniera, romantica e luminosa. Una città che, come tutte le grandi città, ha un fiume, sul quale lunghi ponti si stendono, possenti e sicuri.
L'acqua, il fiume, lo sciabordìo, i ponti. I ponti che collegano. E gli alberi, più di tutto, questa città le ha regalato la bellezza degli alberi, del verde, dei fiori, dei parchi vivibili, dell'erba vellutata.

Però. Però è da sola. Un'amica si è trasferita, un'altra è in Italia ancora per molto, un'altra lavora tanto, due abitano molto lontano.
Insomma 'a portata di mano' non ha nessuno con cui parlare guardandosi negli occhi (il telefono è diverso. gli sms ancora di più), con cui fare una passeggiata improvvisa, così, perchè il tempo è bello e la vita pure, e i bambini lo sono ancora di più, quando non fanno i capricci.

Sarà stata la presenza di parte della sua famiglia, qui, proprio qui con lei, a vivere e stemperare i momenti più o meno tesi (leggi: quando si esce, quando si mangia..), ad aprirle questa morsa che ora le stringe il petto e le fa scendere un velo sugli occhi.
Perchè quando più occhi guardano un bimbo che si dimena, o piange o urla, fa i capricci e non si capisce bene perchè, allora la tensione viene diluita e divisa tra tutti. Quando sei da sola e lo guardi solo tu, un pò ti fai sopraffare (e ti senti più debole ancora).

E' quello, sì, lo stare tutto il giorno con i bambini, e poi il voler scappare via da loro, e volerli abbandonare al padre nel week end. Non ha ancora trovato un equilibrio, si sente squilibrata.
Le manca un gran pezzo della sua vita, IL LAVORO.
Le manca prepararsi, uscire da sola, stare da sola (o con altri adulti), pensare a cose diverse.  Non cose eccezionali eh, semplicemente diverse da quelle che oggi costituiscono la sua giornata, la sua vita, che lei oggi ritiene in versione 'ridotta' rispetto a prima.
E forse è per questo che sente di star diventando un pò scema. (no battute, grazie) 

Le manca la forza che le veniva data dall'illusione di essere indipendente (economicamente, logisticamente). Le manca il suo tempo. Che nel suo paese poteva ogni tanto ritagliarsi. Una passeggiata da sola qui è un sogno. Un sogno da progettare con largo anticipo, non impossibile eh, ma pieno di complicazioni. Un sogno che può anche essere interrotto da una telefonata che 'ti cerca, piange, vieni, devo lavorare' (successo davvero - dopo trenta minuti che era uscita, un sabato pomeriggio).

Si era ritagliata la giornata perfetta. Il lavoro part time, per non sottrarre nulla ai bambini. Il pomeriggio dedicato a loro. La stanchezza ovvia nel week end, che si indugiava a letto. Alcune sere con gli amici. E poi le solite, canoniche, classiche domeniche italiane, per lo più in famiglia.

Adesso è in camera che guarda l'albero dei fiori bianchi, fuori dalla sua finestra. Ma la bellezza di quell'albero, di quei piccoli fiori perfetti e armoniosi, che in genere la salva e le fa pensare alla Bellezza del Mondo, oggi allevia solo un poco la morsa nel suo petto.

martedì 12 giugno 2012

Undici mesi in novanta minuti di video

E' così che l'altra sera, dopo cena, tutta la carpifamily si è guardata il video dell'ultimo anno passato.
Le riprese iniziavano il diciotto luglio duemilaundici, e terminavano quella sera stessa, con un concerto di Ivan e Mattia che suonavano una chitarra di cartone e una di plastica, dimenandosi come pazzi idoli del rock!
Fine Nastro.
Riavvogli.
Collega alla tv.
Play.

Così ci è scorso davanti un pezzo della nostra vita. Un pezzo importante, manco a dirlo. Le riprese iniziavano a casa nostra, in Italia, ma dopo due ciak, ecco che eravamo nel nostro salotto blu di Londra, e che le cose venivano dette metà in italiano e metà in inglese..
E io e F eravamo lì, come due scemi, con gli occhi lucidi, a pensare a QUANTO stanno crescendo i cuccioli di casa.. a quanto erano piccoli l'anno scorso... a quanto invece grandi li vediamo oggi, ma già lo so che tra qualche mese mi dirò che sono una cretina e che piccoli lo sono ancora..

è che la voglia di fermare il tempo, non mi passa mai...

ivan che diceva parole tipo 'aprito' al posto di aperto.. ivan che oggi mi corregge la pronuncia di alcune parole in inglese..
mattia che diceva 'prutta' per la frutta.. e che si faceva strada a suon di risate e pretese, ma senza i ricci che gli adornano oggi il viso..

bisognerebbe sempre riguardare le immagini di quando i piccoli sono ancora più piccoli.
questa cosa aiuta a rivalutare e ridare il giusto peso alle parole, agli atteggiamenti.
rivederli piccoli, ti fa ridimensionare l'aggettivo 'grande' che gli si da oggi.
perchè quei piccoli ci sono sempre, nel fondo di ogni capriccio, di ogni sguardo arrabbioso, c'è quel piccolo là, che chiede semplicemente di essere capito, accettato e amato.

sarò all'altezza?

giovedì 7 giugno 2012

La regina, Le vacanze, Gli amici

Ok, ho riaperto le polverose porte del mio blog.
Ma non è che abbia in mente un preciso post da pubblicare.
A volte mi vengono in mente argomenti di cui parlare, pensieri da condividere, cose ispirate da ciò che leggo in giro, da quel che mi capita sotto gli occhi, da quel che sentono le mie orecchie, ma poi inciampo, nelle mie stesse parole, inciampo nei miei stessi pensieri, e allora cambio punto di vista e no, non ho voglia di scrivere.

Ma intanto qui a Londra c'è stato il Queen's Diamond Jubilee, e Londra si è vestita di Union Jack, ogni singola strada, ogni negozio, ogni angolo, ogni casa vittoriana faceva sfoggio della propria inglesità.
E ci sono stati gli street party, e i Queen's Jubilee Lunch (il 31 di maggio nelle scuole, io vi ho partecipato), enormi pic nic all'aperto (se il tempo permetteva), ubriacatura libera a tutte le ore, molto, molto british. E poi la parata delle barche sul Tamigi (mille barche per sua maestà), e il mega concerto ai piedi di Buckingham Palace, e poi la cerimonia alla cattedrale di st.paul.
Ma queste cose le saprete già, anzi, fose siete anche più informati di me..

Quel che invece non sapete, è che in questo speciale week end, è venuto a trovarci l'amico Ob1 dalla nostra terra natale, e ha portato un pò di movimento, di compagnia, di allegria, sia a noi, che a due bimbi un pò troppo soli, in questa terra straniera.
E' stato bello averlo qui e mostrargli una Londra più famigliare, che turistica. Mostrare a lui i luoghi cari a noi e alla nostra quotidianità e, in questo modo, regalarci una nuova prospettiva.

Abbiamo fatto anche una specie di seduta psico-terapeutica, in cui cercavamo di spiegargli cosa non andava con Ivan (che sta diventando molto molto capriccioso e 'arrabbioso' come dice lui), e lui, che ci conosce da quando Ivan è venuto al mondo e ci ha visto diventare genitori e crescere a nostra volta, ci dava qualche consiglio spassionato, o semplicemente descriveva quel che vedeva, e per noi era già tanto. Uno specchio su di noi e sul nostro quotidiano, che un pò il ruolo della famiglia è proprio quello, e quando la famiglia non c'è, o siete solo voi, viene a mancare questo raffronto, confronto, questa verifica. Il telefono non basta.

La nostalgia di Ivan per l'Italia è aumentata.
La prossima settimana viene a trovarci mia sorella, con suo marito e due dei quattro figli.
Che dirà Ivan quando andranno via?
Oggi eravamo su skype con barbamamma e i suoi barbacuccioli.
Ivan dopo non faceva altro che dire che voleva in quel momento essere in Italia e giocare col cuginetto T.

Intanto questa settimana di half term sta finendo, e poi arriverà un pezzo di famiglia, qui, anche se per poco tempo.

Contiamo i giorni.

Why's Giveaway






Qui i dettagli del dolce give-away..