La vita è un dono.
Un regalo che ricevi pezzo per pezzo, a piccole dosi.
Quando sei alla fine della tua vita, e ne hai una visione più completa, allora capisci il senso di quel dono, lo comprendi per intero (o quasi).
Due anni fa, quindici marzo duemilasette, ho ricevuto un grossa porzione di questo regalo stupendo che è la vita: mio figlio Ivan.
E' stato sputato fuori dal mio gonfio ventre alle sedici e quaranta, con l'urlo vittorioso più poderoso che le mie corde vocali abbiano mai generato.
Questa mattina alle sei nel dormiveglia sorridevo, e pensavo a quell'urlo là, che avrebbe accompagnato i timpani della mia sorellina Interpretazione Libera , per diversi giornie diverse notti, spaventandola. Perchè le cose belle spaventano.
Sorridevo pensando al medesimo urlo, carpito la notte seguente, provenire intatto dalla medesima sala parto, e alle mie lacrime che scendevano fesse a rigarmi il volto, perchè l'avevo riconosciuto, quell'urlo di battaglia vinta, grido di vita, che anticipa il primo vagito del nuovo arrivato.
Sorridevo, pensando alla folgorazione che ebbi la prima sera, rimasta sola con il cucciolo e il marito-papone-sgainz nella camera: 'Franco', dissi 'ma questa persona prima non c'era..'
Una sensazione strana. Un arricchimento improvviso, che nonostante i nove mesi e mezzo, pareva inaspettato.
La ricchezza dei suoi occhi che in quel momento dormivano.
I suoi occhi vedranno cose che io non vedrò mai, e questo mi dà la pace nel cuore.
Come avrei fatto a vivere, senza mai guardarli, i suoi occhi?
Auguri, amore mio.
Auguri per i tuoi piccoli due anni di vita, e per tutti quelli a venire.
La tua mamma.
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