Non me ne vogliate.
So bene che due post sulla dìndìn, uno dopo l'altro, sono una esagerazione per chiunque.
Ma il fatto è che questo è un periodo cupo e triste e pieno di domande su di me e sul mio cucciolo.
In principio era il pannolino.
E tutto era facile. Certo, il pupetto era diventato pesantuccio da issare sul fasciatoio, ma io ormai avevo una manualità non indifferente, e il pannolino sporco veniva prontamente gettato dal nanerottolo di casa, con tanta soddisfazione di tutti: nanerottolo, mamma e papà.
Poi arrivò il caldo, e il sudore, e il culetto rosso a contatto col pannolino, e il momento che sembrava quello giusto, e, messi da parte i millanta pannoloni d'avanzo, comperati gli slippini e boxerini più carini in commercio, abbiamo iniziato lo 'svezzamento da water'.
Ho scritto pochi post. Uno sulle prime ovvie difficoltà. Uno sui progressi. Uno che cantava vittoria troppo presto. E uno direttamente indirizzato alla pipì, una preghiera bell'ebbuona, che la dice lunga sul fatto che noi non sappiamo più dove sbattere la testa.
Cerco in continuazione di aggiustare il tiro, tentare nuove strade, ma a me pare che la situazione degeneri, e insieme a lei, la mia tranquillità.
Non so cosa fare. Come fare. Come prenderla. Come rispondere.
Devo rispondere?
Ma la domanda quale è?
Richiesta di attenzioni?
Ma se è il mio unico figlio, al momento?
Gli sto appicciata come chewing-gum ai capelli.
Forse gli sto troppo attaccata?
Forse dovrei fare ogni tanto io un viaggio di lavoro, anzichè il papà, così sentirebbe anche la mia, di mancanza, ogni tanto.
Lavoro fuori casa otto ore. Ma le restanti sedici, sto sempre con lui.
Non vado mai fuori da sola. E il week-end è 'tutti insieme'.
Lo coinvolgo in tutto quel che faccio, a casa e fuori. Gli spiego ogni cosa, anche mentre guido. Rispondo a tutte le sue domande. Gli canto canzoncine buffe appena inventate. Insieme ridiamo che è una goduria: lui fa ridere me, e io faccio ridere lui. Gli racconto storie belle, e gli semplifico quelle brutte. Gli cucino la pappa ogni sera. Gli compro i biscotti preferiti e gliene faccio provare sempre di più buoni (modestamente ne sono un'esperta). Facciamo la spesa insieme e lui è felice quando lo tratto da adulto. Non gli impongo mai nulla, gli spiego ogni singola decisione, facciamo accordi che soddisfano entrambi, e sogno di non deluderlo mai.
Non riesco a non baciarlo e coccolarlo per più di mezz'ora.
E lui le sente queste cose, io lo so, lo sento, lo capisco da come anche lui mi coccola e mi cerca, e dal fatto che quando siamo fuori, se deve mostrare qualcosa di nuovo, o vuole fare domande, chiede e sempre e solo 'mamma??'
E allora perchè mi sento così maledettamente inadatta a questa cosa che è: educarlo a capire il proprio corpo, riconoscere lo stimolo della pipì e farla al posto giusto?
D'accordo, c'è la parte pratica della faccenda: cambiarlo mentre stiamo per uscire, non è il massimo. Rientrare in pausa pranzo e dover smontare il seggiolino per lavarlo, e lavare i tappetini dell'auto, non è il massimo. Fargli indossare i sandali perchè le scarpe sono ancora bagnate non è bello. Cambiare tutto il letto due giorni di seguito neppure. Smontare e lavare il divano non è divertente.
Ma non è questo.
Io voglio capire perchè.
C'è la questione psicologica che mi sfugge.
C'è il 'fratellino' che però ancora non è nato.
C'è il primo fresco, ma c'è per tutti, e non mi pare di aver visto l'asilo sottosopra in questi giorni.
C'è la mia 'ossessione' per la pipì.
C'è che forse non era il momento adatto per togliergli il pannolino.
C'è che forse mi fa i dispetti e io non so perchè.
E c'è che a me, vien solo da piangere.
So bene che due post sulla dìndìn, uno dopo l'altro, sono una esagerazione per chiunque.
Ma il fatto è che questo è un periodo cupo e triste e pieno di domande su di me e sul mio cucciolo.
In principio era il pannolino.
E tutto era facile. Certo, il pupetto era diventato pesantuccio da issare sul fasciatoio, ma io ormai avevo una manualità non indifferente, e il pannolino sporco veniva prontamente gettato dal nanerottolo di casa, con tanta soddisfazione di tutti: nanerottolo, mamma e papà.
Poi arrivò il caldo, e il sudore, e il culetto rosso a contatto col pannolino, e il momento che sembrava quello giusto, e, messi da parte i millanta pannoloni d'avanzo, comperati gli slippini e boxerini più carini in commercio, abbiamo iniziato lo 'svezzamento da water'.
Ho scritto pochi post. Uno sulle prime ovvie difficoltà. Uno sui progressi. Uno che cantava vittoria troppo presto. E uno direttamente indirizzato alla pipì, una preghiera bell'ebbuona, che la dice lunga sul fatto che noi non sappiamo più dove sbattere la testa.
Cerco in continuazione di aggiustare il tiro, tentare nuove strade, ma a me pare che la situazione degeneri, e insieme a lei, la mia tranquillità.
Non so cosa fare. Come fare. Come prenderla. Come rispondere.
Devo rispondere?
Ma la domanda quale è?
Richiesta di attenzioni?
Ma se è il mio unico figlio, al momento?
Gli sto appicciata come chewing-gum ai capelli.
Forse gli sto troppo attaccata?
Forse dovrei fare ogni tanto io un viaggio di lavoro, anzichè il papà, così sentirebbe anche la mia, di mancanza, ogni tanto.
Lavoro fuori casa otto ore. Ma le restanti sedici, sto sempre con lui.
Non vado mai fuori da sola. E il week-end è 'tutti insieme'.
Lo coinvolgo in tutto quel che faccio, a casa e fuori. Gli spiego ogni cosa, anche mentre guido. Rispondo a tutte le sue domande. Gli canto canzoncine buffe appena inventate. Insieme ridiamo che è una goduria: lui fa ridere me, e io faccio ridere lui. Gli racconto storie belle, e gli semplifico quelle brutte. Gli cucino la pappa ogni sera. Gli compro i biscotti preferiti e gliene faccio provare sempre di più buoni (modestamente ne sono un'esperta). Facciamo la spesa insieme e lui è felice quando lo tratto da adulto. Non gli impongo mai nulla, gli spiego ogni singola decisione, facciamo accordi che soddisfano entrambi, e sogno di non deluderlo mai.
Non riesco a non baciarlo e coccolarlo per più di mezz'ora.
E lui le sente queste cose, io lo so, lo sento, lo capisco da come anche lui mi coccola e mi cerca, e dal fatto che quando siamo fuori, se deve mostrare qualcosa di nuovo, o vuole fare domande, chiede e sempre e solo 'mamma??'
E allora perchè mi sento così maledettamente inadatta a questa cosa che è: educarlo a capire il proprio corpo, riconoscere lo stimolo della pipì e farla al posto giusto?
D'accordo, c'è la parte pratica della faccenda: cambiarlo mentre stiamo per uscire, non è il massimo. Rientrare in pausa pranzo e dover smontare il seggiolino per lavarlo, e lavare i tappetini dell'auto, non è il massimo. Fargli indossare i sandali perchè le scarpe sono ancora bagnate non è bello. Cambiare tutto il letto due giorni di seguito neppure. Smontare e lavare il divano non è divertente.
Ma non è questo.
Io voglio capire perchè.
C'è la questione psicologica che mi sfugge.
C'è il 'fratellino' che però ancora non è nato.
C'è il primo fresco, ma c'è per tutti, e non mi pare di aver visto l'asilo sottosopra in questi giorni.
C'è la mia 'ossessione' per la pipì.
C'è che forse non era il momento adatto per togliergli il pannolino.
C'è che forse mi fa i dispetti e io non so perchè.
E c'è che a me, vien solo da piangere.