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giovedì 9 maggio 2013

Non ci vedremo più

Ieri hanno tagliato un albero, nel giardino dei vicini.
Ora ne stanno tagliando un altro. Stesso giardino. Un albero che è una gioia per gli occhi. Enorme. Rigoglioso. Le stagioni fanno festa sui suoi rami. Adesso é verde. Pieno di foglie verdi. In autunno è giallo, arancio, e le foglie ritardatarie sono ancora verdine, in ottobre. E il mio cuore trema al suono della sega che lavora, e del tritapiante che macìna e macìna.

Stanotte un uomo si è spento.
Era mio zio.
Aveva cinquantasei anni, tre figli, un amore che durava da una vita, gli occhi cerùlei, ed era un cuoco, un falegname, un restauratore, un oratore, un aspirante cantante.

L'ho salutato in Italia non sapendo fosse l'ultima volta.
O forse lo sapevo ma lo rifiutavo. Glielo leggevo negli occhi. Gli leggevo la paura, la sofferenza, il dispiacere.
Occhi trasparenti e inquieti.

Quando rideva aveva le stesse rughe di mia madre. Gli stessi occhi.
Quando guardava me e i miei figli, era mia madre che cercava. Quella sorella tanto amata e tanto presto mancata.

Mi ha regalato una targa con una poetica incisione sulla nobile stirpe dal cuore gentile da cui derivo. Aveva paura dimenticassi le mie radici, una volta trapiantata in UK.

Ma come puoi dimenticare ciò che ti àncora alla terra?

Ciao zio Nicola.

sabato 4 maggio 2013

Nostalgìa al gusto di dolcetti di mandorla



Tornati dalla primavera della nostra murgia.
Tornati freschi di matrimonio.
Tornati carichi di foto, aneddoti, ricordi, abbracci, sorrisi, col cuore in festa e la testa fra le nuvole.

Io son fisicamente tornata, ma il cuore stavolta l'ho lasciato in Puglia, sotto quel cielo chiaro, su quei campi verdi di grano e rossi di papaveri, dove i fiori di campo viola e gialli e bianchi, piccoli, medi e grandi, sbucano tra il verde spinoso e rigoglioso. Dove i vitigni stanno a prendere il sole accanto a uliveti sterminati e disordinati, abbelliti da sontuosi mandorli in fiore rosa e bianchi.

Il cuore l'ho lasciato in quella casa dove il citofono non smette di suonare, e gli amici, i famigliari arrivano e stanno lì con te perchè sei  tu, sei tu da trentatre anni e passa, e ti si vuole sempre bene, lo vedi negli occhi, senza bisogno di tante grosse parole.

E io lo sapevo, me lo sentivo che tutta l'attesa di questa reunion di sorelle e fratello, padre, cognati, nipoti, cugini, amici, mi avrebbe regalato picchi di felicità che non ero pronta a lasciarmi alle spalle.
Così dieci giorni sono pochi, pochissimi.

La famiglia cresce, cambia, la piccola ora vive in una nuova bellissima casa col suo fresco marito, mio padre ora è da solo, i nipotini diventano sempre più grandi e se non fosse per skype stenterei a riconoscerli, e io mi trovo qui e per la prima volta spaesata, spompata della mia solita forza e buonumore.

Mi leggo il diario, l'agenda per i prossimi giorni e mi chiedo dove trovassi l'energia per fare tutto quello che facevo.

Sarà la primavera, sarà la 'quiete dopo la tempesta', ma oggi ho pure saltato la zumba.

Intanto cerco di farmi guarire da questa 'nostalgìa canaglia' dai meravigliosi alberi in fiore che abbondano qui a Londra, dove la primavera la fa da regina, ed era anche ora! E.. Sì, mi faccio guarire anche dai dolcetti di mandorla che abbiamo portato fin qui...


martedì 19 giugno 2012

miserable carpina

Stanca, sfatta, molle, grassa, col mal di schiena, il mal di stomaco, una fame nervosa, il caldo opprimente, i capricci dei bambini, una lavatrice da trasferire nell'asciugatrice, una asciugatrice da svuotare e piegare-stirare, la moquette da aspirare, il bagno da lavare, la cucina da rassettare, uno shampoo e una doccia da regalarsi.
Stamattina ha salutato sorella, cognato e nipoti in partenza, e stanotte saluterà le due cuginette, figlie adolescenti di sue storiche cugine, in arrivo.

Si sente l'ombra della carpina che conosce, non sa se per via del caldo, delle calorie inutili, dell'ospitalità che volentieri presta, della vita da turista con pesante passeggino fatta la passata settimana, della fase del ciclo in cui è, dei lunghi mesi passati, di quelli che ancora devono passare (prima che possa permettersi di sognare di andare a lavorare)..
Un anno fa lavorava, era mamma e casalinga, e anche se in un piccolo paese di provincia, sentiva di avere una vita più piena, più completa.
Conduceva una vita NORMALE, ma oggi quella vita le manca molto.

Oggi è in una città immensa, meravigliosa, colorata e straniera, romantica e luminosa. Una città che, come tutte le grandi città, ha un fiume, sul quale lunghi ponti si stendono, possenti e sicuri.
L'acqua, il fiume, lo sciabordìo, i ponti. I ponti che collegano. E gli alberi, più di tutto, questa città le ha regalato la bellezza degli alberi, del verde, dei fiori, dei parchi vivibili, dell'erba vellutata.

Però. Però è da sola. Un'amica si è trasferita, un'altra è in Italia ancora per molto, un'altra lavora tanto, due abitano molto lontano.
Insomma 'a portata di mano' non ha nessuno con cui parlare guardandosi negli occhi (il telefono è diverso. gli sms ancora di più), con cui fare una passeggiata improvvisa, così, perchè il tempo è bello e la vita pure, e i bambini lo sono ancora di più, quando non fanno i capricci.

Sarà stata la presenza di parte della sua famiglia, qui, proprio qui con lei, a vivere e stemperare i momenti più o meno tesi (leggi: quando si esce, quando si mangia..), ad aprirle questa morsa che ora le stringe il petto e le fa scendere un velo sugli occhi.
Perchè quando più occhi guardano un bimbo che si dimena, o piange o urla, fa i capricci e non si capisce bene perchè, allora la tensione viene diluita e divisa tra tutti. Quando sei da sola e lo guardi solo tu, un pò ti fai sopraffare (e ti senti più debole ancora).

E' quello, sì, lo stare tutto il giorno con i bambini, e poi il voler scappare via da loro, e volerli abbandonare al padre nel week end. Non ha ancora trovato un equilibrio, si sente squilibrata.
Le manca un gran pezzo della sua vita, IL LAVORO.
Le manca prepararsi, uscire da sola, stare da sola (o con altri adulti), pensare a cose diverse.  Non cose eccezionali eh, semplicemente diverse da quelle che oggi costituiscono la sua giornata, la sua vita, che lei oggi ritiene in versione 'ridotta' rispetto a prima.
E forse è per questo che sente di star diventando un pò scema. (no battute, grazie) 

Le manca la forza che le veniva data dall'illusione di essere indipendente (economicamente, logisticamente). Le manca il suo tempo. Che nel suo paese poteva ogni tanto ritagliarsi. Una passeggiata da sola qui è un sogno. Un sogno da progettare con largo anticipo, non impossibile eh, ma pieno di complicazioni. Un sogno che può anche essere interrotto da una telefonata che 'ti cerca, piange, vieni, devo lavorare' (successo davvero - dopo trenta minuti che era uscita, un sabato pomeriggio).

Si era ritagliata la giornata perfetta. Il lavoro part time, per non sottrarre nulla ai bambini. Il pomeriggio dedicato a loro. La stanchezza ovvia nel week end, che si indugiava a letto. Alcune sere con gli amici. E poi le solite, canoniche, classiche domeniche italiane, per lo più in famiglia.

Adesso è in camera che guarda l'albero dei fiori bianchi, fuori dalla sua finestra. Ma la bellezza di quell'albero, di quei piccoli fiori perfetti e armoniosi, che in genere la salva e le fa pensare alla Bellezza del Mondo, oggi allevia solo un poco la morsa nel suo petto.

venerdì 30 marzo 2012

Tutto il Mondo è Paese

Non so se sono l'unica a cui capita, ma da quando sono a Londra, quindi praticamente da sola, in piena costruzione di una rete affettivo-sociale intorno a me e al mio nucleo famigliare, mi capita di intravedere, nella folla, componenti della mia rete affettivo-sociale lasciata in Italia.

Ok, mi avete convinto, mi spiego meglio.

Succedeva fin dalle prime settimane che ero qui, e che ogni viaggio in bus era una scoperta, non senza brividi di paura dietro ogni nuovo angolo, e titoli di giornale 'rapiti bambini - trovata madre priva di sensi', e vabbè, la paura fa strani scherzi; succedeva, dicevo, che dietro un colore di capelli, dietro un modo di sedersi, dietro una camminata sbilenca, dietro un modo di cacciarsi i capelli dietro le orecchie.. io trovassi (nell'ordine) una mia zia; una mia cugina; un mio zio; e finalmente una mia sorella, barbamamma (in questo caso c'era anche la stessa corporatura e lo stesso gusto nel look. Nonchè il desiderio di averla qui.).

Ho sempre pensato fosse la nostalgìa. Non ho mai capito però perchè intravvedere persone più 'lontane' (come possono essere zii e cugini) rispetto a sorelle, nipoti, amici più stretti.
Sarà un procedimento simile a quello che non mi permette di sognare mia madre (in questi diciassette anni e passa, l'ho sognata pochissime volte. Mia nonna non la sognava mai, e se ne rammaricava assai).

Ora quello strano procedimento continua.
E vedo le persone più impensabili. Una vicina di casa. Il genero di mia zia. L'amica del cugino. E giù così, con le parentele più lontane ed improbabili, con le somiglianze sempre più impercettibili.

Sarà che mancano ancora MESI prima della nostra discesa in terra natale. A casa, come dice Ivan.
Sarà che la primavera mi piace anche ad Altamura, anche se non c'è proprio paragone con questa esplosione di colori e fiori (alberi di magnolia, di pesco giapponese, di ciliegio giapponese, e altri che non conosco) che c'è qui, proprio qui, a partire da fuori il mio portone.
Ma, come dire?
Al cuor non si comanda.