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mercoledì 12 febbraio 2014

You will when you believe...


Fonte immagine - clicca qui

Se una certa email iniziava con un brutto e triste we regret. che mi aveva tanto tanto messo al tappeto, ecco che ieri ho invece ricevuto una chiamata, con un 'we want to offer you the job' dall'altro capo del telefono, e un 'oh my god!' da questo capo del telefono.
Lo ammetto, devo ancora imparare a come reagire in inglese alle notizie (belle, brutte, e tutte le cinquanta sfumature in mezzo), senza passare per una adolescente attempata (cavoli, potrei essere DUE adolescenti, sob!)

Ehhhhh, che dire?
Sono felicissima, thrilled, incredula, spaventata, rincuorata, non sto nella pelle, sono tra le nuvole!

Ebbene sì: pare proprio comincerò a lavorare.
Prossima settimana. Dice: ma non è half term la prossima settimana? Dico, sì certo! Eh, ma noi non ci facciamo mancare niente sapete? Si comincia in grande stile, con un 3x2 di salti e incastri che, piano piano, si appianeranno e ci restituiranno una settimana liscia. Questo il piano.

Ma torniamo al colloquio di ieri, la famosa interview - chè quando ho detto a mia sorella che avrei fatto un'intervista, è saltata dalla sedia pensando che stessi diventando famosa, vabbè, questi sono gli errori da bilingui cui tutti sono soggetti, grandi e piccini -.

Ieri Mattina: dopo colazione, e dopo aver lavato le tazze, e rifatto i letti, io DEVO mettere in ordine la dispensa di tè, caffè, spezie, farine e zuccheri. Devo, capite? Come? Dovevo darmi una mossa e scegliere l'outfit giusto? Mbè, ma poi i tè, caffè, spezie, farine e zuccheri sarebbero stati tristi tristi di stare in una dispensa disordinata, eh!
Insomma ero un pò nervosa.

Ok, tempo di outfit: pare che durante un colloquio come ti presenti, il linguaggio del corpo e il tono di voce che usi, valgano per l'80% delle effettive parole che usi. Una passeggiata insomma eh??

Opto per un abito (così non dovevo abbinare niente, tiè), gli stivali (my love), il cappottino nero (my second love). Orecchini piccoli (low profile), capelli tenuti su da un informale quanto ricercato bastoncino, per evitare l'effetto di capelli da bambola che i capelli lunghi e ondulati alle volte conferiscono.
Guanti. Non trovo i miei bellissimi e preziosissimi guanti di pelle! Shock e orrore su di me! Mi convinco sia un segno del destino (e non un segno buono), prendo l'ombrello (perchè ovviamente piove) ed esco di corsa - sono giusto in tempo! Cavoli, non ci credo! Lo sanno tutti che dei bus non ti puoi fidare! Volevo avere un buon quarto d'ora (minimo) di vantaggio ma niente, googlemaps mi dice che sono sul filo del rasoio della puntualità.
Arrivo. Puntuale, e con le mani ghiacciate (mancanza guanti).

Arriva lei, la prima delle due bellissime donne con cui avrò il piacere di parlare. Sorridente, aperta, tranquilla.
Un colloquio bellissimo, informale (se pur formalmente fatto di domande preparate a tavolino), interessante, in cui si è sviscerato tutto il possibile sia da parte delle loro aspettative, sia da parte delle mie supposte abilità tecnico-contabili.
E sempre, durante tutto il tempo, questa sensazione positiva, a nice and warm feeling, come dicono da queste parti, un senso di benvenuto che non credevo possibile a certe latitudini (stando a quel che dicono gli altri eh), una stima che mi mostravano, che mi sembrava anche esagerata, (ma avranno capito che ho lavorato solo in Italia e non qui?).
La mia sincerità esagerata, e la loro voglia di vedere tutto in positivo (loro: hai mai fatto xyz? io: sì ma lo facevo solo per tre persone, e con un pacchetto diverso. loro: va benissimo, è uno skill trasferibile qui da noi - [che sono in venti ndb])
Insomma sentivo mi volevano! Uscita di lì messaggio, chatto, chiamo, invio email, insomma comunico con chi era in attesa di notizie.. e lì, mi rendo conto che ci avevo passato un'ora intera! Un'ora intera di colloquio, che mi erano sembrati dieci minuti - giuro!

Pomeriggio: apro e chiudo l'astuccio del mio telefono, ogni dieci minuti, finchè mi convinco che in quel modo lo romperò (oltre a sporcarlo di farina, perchè finalmente stavo preparando dei biscotti*). Poi squilla. Eh no, tanto non sono loro. Di certo mi scrivono per email. Vuoi mai che mi chiamino?
OH! Sono lorooooo!!!

E il resto è storia.
E la prossima settimana inizia una nuova fase, una fase ancora più nuova della nuova fase che sto attraversando da qualche mese a questa parte.
E sentirsi almeno un pò artefice di queste fasi, è altamente soddisfacente. :-)

PS grazie a tutti gli 'in bocca al lupo' che mi avete lasciato passando per di qua :-)

mercoledì 29 gennaio 2014

We regret..

Lavender Pot - by Sainsbury's

"Many thanks for your application.
We regret to inform you that the position has been taken. We wish you all the best with your search.
Regards."

Con questa e-mail standard, questa mattina sono stata gentilmente informata che non ho avuto il lavoro part time per cui avevo fatto un colloquio giusto giusto ieri.
Evviva, finalmente la prima interview!!
Già. Ed ero elettrica al sol pensiero.
Ed è anche andato molto bene. Io ero rilassata, semplice, diretta, informata, informale, gentile, pronta. Ma non ho mai lavorato col programma che loro usano. Hai voglia io a dirgli che i programmi contabili non sono poi così complessi da utilizzare per chi, come me, ci ha lavorato dentro e dietro.

lunedì 13 gennaio 2014

Quel Limbo

Prima di  Natale Carpina ha scritto il suo primo Curriculum Vitae in assoluto.

E deve ammettere che è stata un'esperienza positiva: finchè non era stata costretta a pensare esattamente, per filo e per segno, a quel che faceva per lavorare, il pressappochismo imperava, e la generalizzazione, con conseguente abbassamento dell'autostima, anche.

Scrivere il cv è stato l'inizio.
Poi ha dovuto crearsi un alter ego digitale, anzi due, per potersi iscrivere a questi siti internet che promettono carriere e intrecci professionali. La sua casella di posta elettronica è stata assediata da job alerts, che all'inizio la facevano sobbalzare, e riflettere per ore sulla propria papabilità rispetto a una o un'altra posizione richiesta.
Poi ha capito che the more, the merrier, e ha iniziato  a rispondere a quasi tutti gli annunci, ovvero anche a quelli che prevedevano un - per lei impensabile - full-time.

I suoi primi passi nel virtuale mondo del lavoro UK, l'hanno quindi trasportata in questo Limbo in cui tutt'oggi si trova, e dove Tutto e Nulla possono succedere, in ogni istante. Il cellulare vibra, e le budella di Carpina si intrecciano.
E quando Carpina pensa a una eventuale interview che potrebbe, forse, per caso, così, tanto per ipotesi, affrontare, ecco che le sue budella oltre ad intrecciarsi, si contraggono, e la cosa è parecchio dolorosa.

[Foto: fonte]

venerdì 15 novembre 2013

Solo qui, e ora.

27 Maggio 2013 - Carpina @ Windsor Castle
Da quando M. frequenta la full time nursery della primary school di I., ho praticamente sei ore al giorno di 'libero arbitrio', in cui non c'è alcun esserino poco al di sotto del metro che detti, inconsapevolmente, legge.

Lo ammetto, credevo sarei stata al settimo cielo.
Poi, è successo che i primi giorni 'da sola' non siano stati proprio un idillio. Perchè insieme alla 'mattinata libera' arrivava un imperativo scomodo, ovvero la 'ovvia ricerca di un impiego extra casalingo e retribuito'.

Sono mesi che ci sto pensando a questa cosa di 'lavorare a Londra', e io per prima mettevo in cima alle mie priorità proprio la ricerca di un 'impiego extra casalingo, retribuito'. Fondamentalmente perchè questo è quello che avrebbe fatto la vecchia me, la vecchia carpina [che per assurdo è più giovane di me], che se mi guardasse oggi si vergognerebbe di sè stessa senza guardare ai lati positivi della propria 'scelta' o 'scelta di non scegliere'.

giovedì 23 maggio 2013

Lavorare a Londra, ovvero #melafacciosotto

Il momento in cui, armata di curriculum, mi aggirerò per Londra in cerca di un impiego part time è alle porte, come è giusto e naturale che sia.
Il piccolo ricciolo di casa è armato di ben due jumpers misura Nursery, e ogni mattina ne tira fuori una dal cassetto, sbavando per il momento in cui finalmente la potrà indossare a pieno titolo.

Settembre sarà portatore di grandi novità, come ogni settembre che si rispetti, nella vita di ogni studente del mondo (occidentale). I. sarà in year2, M. in nursery, e io... alla ricerca di. Punto.
Di che cosa ancora non lo so.

Da un lato c'è la ragioniera che è in me e che ha lavorato tanti anni, la quale chiede di ricominciare a nutrirsi di numeri e logiche contorte.

Dall'altro c'è la cuoca dilettante cui tutti i commensali assicurano un futuro, specie qui in UK dove, detto tra noi, 'non sanno cucinare' e le nostre massaie medie che passano in cucina parte della giornata per sfamare la family, qui farebbero furore.

Poi c'è l'assistente software che, pur avendo fatto una lunga esperienza lavorativa, comprende di essere 'datata' (anche un fermo di pochi mesi, in ambito informatico, corrisponde all'essere 'datati' ormai), e sente di non avere alcun titolo a comprovare le proprie abilità informatiche.

Da poche settimane ha fatto il suo ingresso trionfale, in una situazione tutt'altro che chiara, l'aspirante 'teacher' per alfabetizzazione di adulti in ambito basic english and basic mathematics. In pratica da quando, in cambio di un pranzetto home made (dopo pakistano e cinese, ieri è stata la volta di un ottimo turco) aiuto delle compagne di corso nella comprensione e messa in pratica di concetti di base (siamo ferme a cm, mm e metri), ho scoperto di trovare molto stimolante questa cosa dello spiegare con parole semplici e inglesi, of course.

Come se tutto ciò non fosse già abbastanza, ogni tanto fa capolino la diciannovenne che in fondo in fondo è ancora qui, e che mi chiede se finalmente non abbia il coraggio di seguire un corso al college, che non sarà l'Università certo, ma ci si avvicina assai dal suo punto di vista.
Quale corso? In Italia avrei scelto lingue, qui bò (ah, questi adolescenti!).

Ora, le porte che mi si aprono son tante, e io vorrei attraversarle tutte, pur di non dover fare una scelta.
Avrò pure tanta esperienza in ambito lavorativo, ma la considero una esperienza di serie B, perché
1. Ero in Italia
2. Era una piccola ditta
3. Ero una factotum alla fine, e mentre in Italia questa cosa vale quasi oro colato, qui è vista come una cosa strana: qui ti vogliono assolutamente specializzata.
4. Sono due anni che non lavoro! Ventiquattro lunghi mesi. E se avessi perso la verve? E se non fossi più capace? Il mondo non mi ha  certo aspettato, anzi, è andato allegramente avanti, e io mi sento lasciata indietro, ferma, immobile, e più sto ferma, più mi sento pesante.

E se non fossi più capace?