giovedì 25 luglio 2013

Year One - Gli ultimi pensieri

Ieri è stato l'ultimo giorno della prima elementare del mio school-boy.
Tanti sorrisi, good luck, enjoy your summer holidays.
Una pagella prontamente stampata al pc, completa della foto del mio school-boy, in cui sorride, fiero, mentre mostra un pesce di pannolenci fatto da lui medesimo, durante Art and Design.

E quest'anno scolastico si è concluso lasciandomi proprio come all'inizio dell'anno: un pò perplessa.





La mancanza di compiti a casa si è protratta fino a Pasqua, dopo di che il venerdì I. portava a casa un foglio con dei phonics di cui cercare e trascrivere quante più parole possibili.
Ogni settimana phonics diversi, ma compito identico.
Vi lascio immaginare la nostra difficoltà: da italiani non conosciamo benissimo le sottili differenze tra i suoni diversi scritti con le stesse lettere, e dove va l'accento e dove non ci va e tanto altro.

Insomma i 'compiti', che comprendevano anche un deliberato handwriting tutto di testa nostra, li si è fatti insieme allo school-boy, che se non elogiato a dovere si mortifica alla grande.

Fin dall'inizio dell'anno avevo capito che I. non avrebbe ottenuto risultati eccellenti come era invece accaduto l'anno precedente, e la cosa, insieme al fatto che altre mamme iniziavano il lavoro certosino di pulce nell'orecchio (ah ma non è una buona scuola! Ah ma senza compiti come si fa a migliorarsi? Ah mia figlia qui era excellent, nella nuova scuola invece è appena sotto la media! and so on), ha iniziato a disturbarmi e non poco.

Però, ogni pomeriggio, l'amico di I., A, era a casa nostra e  questo non solo ha fatto sviluppare un forte sentimento d'amicizia tra A e entrambi i miei figli, così come ha fatto decollare l'inglese di M. - ma ha dato a me la rara (per una mamma) possibilità di 'confrontare' due alunni, con gli stessi stimoli scolastici: ed ho realizzato che A è molto più preparato di I.. Certo, anche sei mesi più grande, ed è a Londra da quando aveva un anno, ma risulta comunque più preparato sotto ogni aspetto accademico. E questo un pò mi ha rincuorato, quantomeno sulla bontà della scuola.

Ho sempre visto I. felice di andare a scuola, ma il fatto che non ricevesse alcun certificato 'importante' come invece era successo l'anno prima, lo mortificava. Una sera ha pianto perchè il giorno successivo ci sarebbe stata una grande assemblea (credo ne facciano una al mese) e i più bravi di ogni classe sarebbero stati premiati con un certificato ufficiale consegnato, davanti a tutti, dalla direttrice in persona. Fino a quel momento aveva ricevuto un certificato perchè 'trattava bene i libri e si era curato personalmente di sistemare i nuovi libri nel book corner' - e un altro perchè 'sempre ordinato e preciso nel completo di ginnastica' ma entrambi dalla docente.

Ho parlato più di una volta con la maestra, la quale mi ha sempre detto che 'he's fine!' deve solo essere più accurato e non correre troppo. Ma a me la sensazione di 'pressapochismo' persisteva.

Facendo un pò di auto-analisi da due soldi: la secchiona che è in me e che vorrebbe evidentemente rivivere le gioie della propria sepolta carriera scolastica, un pò ci soffre del fatto che il figlio-specchio restituisca una immagine diversa.

Certo sono la prima a non avere simpatia alcuna per questa secchiona (che immagino grande e grossa, con ancora indosso il grembiule della scuola elementare tutto consunto e strappato), e so bene che è un meccanismo sbagliato, e anzi io son proprio felice che per tanti aspetti lui sia diverso da me e più simile al padre.
La sensazione è saltata fuori quando ho iniziato a chiedermi perchè maritosg non se ne preoccupasse quanto me, e oltre al fatto di aver capito che le altre mamme la pulce l'avevano messa nel mio orecchio, non certo in quello del mio consorte, ho anche capito che io ho una fixed mind, mentre lui ha una growing mind.
Come si dice, riconoscere di avere un problema, come può essere la mia mente limitata, è giá metà del percorso. E poi chiamarlo per nome, il problema, ti dà quasi la sensazione di poterlo domare.

Alla fine dell'anno, finalmente, sono andata dalla direttrice, lamentando il fatto che secondo me I. avrebbe potuto fare di più, e svelandole un pò tutti i miei dubbi, dalla capacità di empatia coi bimbi della giovane maestra, alla efficacia della mancanza di compiti, che causa nei genitori smarrimento, poichè non sanno bene  che cosa fanno di matematico in classe, al fatto che altre scuole danno dei compiti a casa, per non parlare delle scuole italiane..e così via.

E lei mi ha ringraziato, dicendomi che apprezza molto il fatto che io sia andata a parlarne con lei, e mi ha promesso di dare un'occhiata ai libri di I. per capire se le mie lamentele fossero ben ragionevoli, ma ci ha tenuto a precisare che ci sono studi secondo i quali i compiti per casa non cambiano la qualità di apprendimento di un bambino, anzi alle volte hanno l'effetto contrario, quello cioè di far odiare la scuola in generale e i compiti in particolare.

Due giorni dopo sono tornata nel suo ufficio, e mi ha detto di aver dato un'occhiata ai libri (i quaderni di inglese, matematica e scienze) e di aver decretato che effettivamente c'era da aumentare di mezzo punto il risultato di matematica, che da Good dovrebbe passare a Very Good. Io sono ancora basita. Non era certo l'elemosina dei voti che ero andata a far da lei, ma d'altronde non posso certo aspettarmi che cambi l'anno passato.

Quel che posso fare invece è cambiare l'anno prossimo, comprando una serie di eserciziari e applicandomi a fare un pò di home-schooling pomeridiana, e vedremo un pò che succede...

È che ogni tanto dimentico che I. è uno studente non-madrelingua, e se questo può dargli una marcia in più in futuro, al momento ancora costituisce un piccolo peso per il suo apprendimento.

Stay tuned! ;-)

3 commenti:

Carpina ha detto...

PS

La mia paura più grande è che qui la scuola non ti sproni abbastanza, nel senso che se sei bravo, benvenga, ma se sei un pò indietro, lì rimani, non si rallenta certo il programma...

Dite che ha senso?

alessia ha detto...

quello che mi racconta la mia amica è che la scuola del figlio pretende molto dagli alunni, li sottopone spesso ad esami (ai quali dà molta importanza) ma non fa niente o poco per prepararli. Perciò, come dicevi anche tu, è proprio lei (la mamma!) a fare questo lavoro col figlio tutti i santi giorni....

E quello che mi ripete spesso è proprio"Se non fosse per me...a scuola non riuscirebbe a stare al passo con gli altri bambini"

Carpina ha detto...

Gosh che mi dici cara... :-[
Diciamo che confermi le mie sensazioni...