Litigare col proprio pupetto è brutto assai.
Ovviamente capita quando TU hai da fare - e LUI se ne accorge (grazie alle sue antennine invisibili ma potentissime) e richiede la tua attenzione, che non hai TEMPO di dargli.
E poi il tutto mi lascia in uno stato di prostrazione mortificata e silenziosa.
Ho provato a lèggere (ma l'ho lasciato a metà) 'FATE I BRAVI' - il libro della tata Lucia. Ogni pagina è una tragedia - riporto nella mia vita reale le situazioni lì descritte, e NON CI AZZECCO MAI.
Sono l'esatto opposto della mamma di cui il mio pupo avrebbe bisogno.
Vabè, esagero, non in tutte le circostanze - infatti il mio cucciolo è bravo, fa la pappa da solo, fa la nanna nel suo lettino.. eccetera.. evidentemente è un bimbo sereno, e in questo penso che i genitori siano TUTTO..
Il problema però è che ultimamente lo vedo assumere i MIEI ATTEGGIAMENTI.
E sono proprio quelli a fregarmi.
Dire che mia madre mi chiamava scherzosamente 'la carabiniera' chiarirebbe ciò che intendo dire?
C'è stato un carnevale della mia adolescenza - mia madre era già a letto - in cui mi sono vestita con la divisa dei militari (prestatami gentilissimamente da uno dei miei cognati).
Nel vedermi così agghindata mia madre sorrise e mi prese in giro, e mi disse che così ero davvero 'la gendarme'.
E poi nell'orizzonte della mia pre-adolescenza, io mi vedevo avvocatessa. Adoravo quella parola. Adoravo rispondere sempre, a tono, fino all'ultima sillaba, fino allo sfinimento, fino ad aver ragione, o a costrurimela, la ragione.
Insomma non sono certo la donna più dolce che io conosca - sono forse un pò brusca a volte - ho il tono della voce che quasi non ammette repliche.. quando mi arrabbio, più che mai.
Ultimamente, mi vedo rispecchiata, in scala ridotta, nelle mosse di mio figlio, che quando viene sgridato o gli viene impedito di fare qualche biricchinata, sbatte la manina sul tavolo o sul muro, gridando col mio tono preciso 'szitta', e trattenendo lacrime di disappunto.
Preciso che quando lo sgrido, non gli uso mai la parola 'zitto'. In effetti però la mano sul tavolo non posso negare di sbatterla, a sottolineare la forza che, evidentemente, non ho.
Ma gli basta vedere il mio dispiacere, per ridiventare il bimbo più dolce del mondo, che mi tira verso di sè per darmi un bacione e un abbraccio di perdono reciproco.
E poi - torna a sorridere e a giocare.
Ed io invece, resto con questo peso sul cuore: sarà possibile che sono LORO, i nostri figli, ad EDUCARE noi?
Non ci avrei creduto, fino a ieri.
E invece, vivendo l'infanzia di mio figlio, posso dire che, secondo me, è così.
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