lunedì 7 aprile 2008

Il balcone dell'infanzia


Ho già detto da qualche parte che sono nata ad Altamura, proprio nel lettone dei miei genitori.
E in quella casa ci sono pure cresciuta - esiste solo una casa d'infanzia, e per me è verde (nonostante oggi sia rosa), su due piani, con una porta di ferro che dà su un gran terrazzo (che a ben guardarlo è piccolo... ma si sa, da bambini le dimensioni sono diverse), quarantadue scale, un lungo androne dove poter giocare a pallone quando si è in punizione, e dove la voce si eleva a volumi altissimi mentre canto.
E poi ha due balconi gemelli.
Quello del primo piano, il meno vissuto, e poi quello del secondo, dove praticamente d'estate vivevo, seduta allo scalino che lo separa dalla terrazza vera e propria. E sempre a guardare giù, che la cosa più bella della mia casa d'infanzia, è la visuale ininterrotta che ti ritrovi davanti, quando ti affacci a quei balconi.. visto che davanti c'è una strada, non palazzi, e in fondo alla strada, una villetta, la scuola elementare che frequentavo, e in mezzo, il parco, il verde, la mia libertà.

E ieri è successa una cosa bellissima.. ho visto correre il mio cucciolo in quello stesso balcone.
L'ho visto aggrapparsi a quelle stesse inferriate, e urlare al vento, al sole, ai bimbi in lontananza, al cielo, che ieri era particolarmente affascinante.
L'ho visto ridere di gusto, assaporando quell'aria, la stessa della mia infanzia, quella sensazione di spazi enormi davanti a te, l'abbraccio dell'orizzonte a riempirgli gli occhi.
E quando lui è felice, io lo so, io lo sento.. e lo sono anch'io.

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